Mercoledì 24 Aprile 2024

Non si allenano solamente i muscoli

Matteo

Massi

è un confine che separa l’essere inflessibile dall’essere disumano. E questo confine non dovrebbe essere mai superato e soprattutto deve essere ben chiaro nella testa (e non solo) di chi allena ragazzi e ragazze, talvolta anche bambini, che sono o stanno per diventare campioni. Nadia Comaneci ripete spesso, avendolo scoperto sulla propria pelle, che "la perfezione non esiste". E se lo dice lei che fu la prima, a 14 anni, nelle parallele asimmetriche, a far sballare le macchine per le votazioni tarate allora fino a 9.95 dopo la sua esibizione da tutti 10 alle Olimpiadi di Montreal (1976), c’è da crederle. Di fragile a quell’età non ci sono solo i muscoli che vanno allenati (in modo costante) per vincere, ma c’è anche (ed è naturale che sia così) la testa. Il cervello dove si annidano in un intreccio inestricabile paure, speranze, ambizioni e il peso (che poi dovrebbe corrispondere invece alla leggerezza) dell’età. Nadia Comaneci partì dalla Romania per Montreal con la sua bambola preferita e lasciò a casa il poster di Alain Delon: era il suo idolo. Non una ginnasta, ma un divo del cinema. Ed entrò nella Storia, anche se pagò poi il prezzo di un’adolescenza passata a diventare una macchina da guerra (fredda). Nel 1968 la nostra Novella Calligaris – la prima nuotatrice italiana a vincere due medaglie olimpiche (Monaco 1972) – partì a 13 anni per le Olimpiadi di Città del Messico con un bambolotto di pezza e ogni sera a mezzanotte chiamava il papà che le cantava “Una carezza in un pugno“: "A mezzanotte io ti penserò". Le denunce sugli abusi psicologici negli allenamenti di ginnastica ritmica, anche nel giro delle farfalle azzurre, ripropongono quel confine che c’è tra l’essere inflessibili e l’essere disumani. Sono campioni e campionesse (in potenza), ma sempre ragazzi e ragazze. E spesso proprio quella che sembra imperfezione è la loro forza. E va allenata.