"Non ha più senso contare i positivi Covid". Il virologo: facciamo come Singapore

Il professore Clementi: avanti con i vaccini, dobbiamo passare a una nuova fase, la convivenza con il virus

Vaccinazione anti-Covid (Ansa)

Vaccinazione anti-Covid (Ansa)

Professore Massimo Clementi, Singapore si appresta a diventare il primo Paese al mondo ad abolire il bollettino sul Covid. Niente più conteggio dei casi, ma si tiene il monitoraggio di malati gravi, vaccinazioni e morti. Basta psicosi, ma sorveglianza per garantire alle attività di stare aperte, con test più rapidi.

"È una scelta in linea con quanto sta facendo Boris Johnson in Gran Bretagna – risponde il 69enne professore ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università San Raffaele di Milano –. È ciò che può fare un Paese che si sente relativamente tranquillo, ha fatto tutto quello che si poteva con i vaccini, coprendo un numero sufficiente di anziani e giovani Noi non siamo lontani da questo obiettivo, ci stiamo arrivando: manca ancora l’ultimo miglio. Dobbiamo proseguire con gli over 60 che ancora mancano all’appello e poi coprire i giovani. Diversi focolai nascono da loro comportamenti poco sicuri.".

Il concetto è: non possiamo eliminare il virus, dunque dobbiamo conviverci nel modo più normale possibile, come con l’influenza e la varicella. Boris Johnson, nonostante la ripresa dei contagi, il 19 luglio riaprirà ciò che era rimasto chiuso.

"Dobbiamo correre con i vaccini, questa è la priorità. Adesso si può aprire ancora di più allo sport e allo svago, penso soprattutto alle discoteche. Quando vedo le immagini dei rave party o delle mega feste in spiaggia, mi chiedo perché le sale da ballo restino chiuse. I giovani hanno diritto a divertirsi e i locali hanno diritto a lavorare. Poi lo devono fare in modo sicuro, con protocolli per entrare. Serve ovunque il Green pass".

L’Italia può pensare di interrompere il report pubblico quotidiano?

"Sì, quello che conta sono la pressione ospedaliera e l’andamento delle vaccinazioni. Giorno dopo giorno rincorrere un numero con molti difetti, quello dei contagi, è sbagliato. Nel weekend scorso ero a San Benedetto del Tronto e tutti erano preoccupati per un focolaio dovuto a una festa. Ma erano 15 positivi in tutto... Abbiamo le armi per convivere col virus, ma dobbiamo convincere gli indecisi a vaccinarsi".

Che tipo di comunicazione sarebbe ideale a livello istituzionale per permettere ai cittadini di non vivere con l’ansia quotidiana del bollettino?

"Un report settimanale, concentrandosi sui vaccini".

L’obiettivo della trasmissione zero è impossibile. Il regime delle quarantene, del tracciamento ossessivo, delle chiusure alternate, delle restrizioni e delle mascherine ha ancora senso adesso che abbiamo i vaccini?

"Lentamente anche in Italia i divieti calano e il livello di guardia si abbassa. La strada è quella giusta, non vanno perse le regole. Anche l’Italia potrà arrivare a quelle politiche che ammettono la convivenza col virus: una parte minima della popolazione si infetterà, ma chi è più debole è stato protetto. L’importante è evitare che a settembre la riapertura delle scuole coincida con una ripresa forte delle infezioni".

La scuola, appunto, rischia di ripartire senza certezze. Bisognerebbe inserire un obbligo vaccinale per entrare e lavorare negli edifici scolastici?

"Preferisco dare premi che un obbligo. I ragazzi over 12 che vogliono praticare sport o fare la corsa campestre o nuotare in piscina, per esempio, devono poter mostrare il Green pass".

L’obbligo di mascherina è ancora necessario? Si è visto che, comunque, almeno uno su due la userebbe anche se non ci fosse una restrizione normativa.

"In questo caso l’obbligo va prolungato. La mascherina è diventato uno strumento a sé stante in questa pandemia. In molti contesti la useremo anche in futuro, basti pensare alle metropolitane piene in inverno e al rischio di contrarre i virus respiratori".