Venerdì 19 Aprile 2024

Non fate pettegolezzi sul suicidio

Davide

Rondoni

Sul suicidio di Giuseppe De Donno (il medico che curava il Covid con il plasma) si possono mormorare solo parole di preghiera. Il resto è non solo inutile, ma poco rispettoso. "Non fate pettegolezzi", lasciò scritto Pavese, suicidandosi. Perché ogni parola che vuole interpretare un suicidio è solo pettegolezzo misero. L’animo umano è un mistero, noi stessi lo siamo a noi stessi. Il cuore è un guazzabuglio, diceva Manzoni. Interpretare una vita, pensare di capirla, spesso medicalizzando ogni disagio come se ci fosse una pastiglia per tutto, è una delle forme di violenza più gravi della nostra cultura. Togliersi la vita è un atto oscuro e sfuggente, e anche laddove esistono biglietti, dichiarazioni etc (e non è questo il caso), ogni illazione strumentale è bassa e vigliacca. Possiamo parlare dei meriti o delle idee, della umanità espressa da De Donno nella sua vita professionale e civile, ma non interpretare la sua morte. Possiamo imparare dalla sua vita, non usare la sua morte. I nostri avi sapevano, a volte con semplice luminosità, che l’animo di un uomo lo può leggere e comprendere solo Dio.

Non era solo un gesto di fede, era un gesto di difesa della dignità di chiunque. Si possono giudicare gli atti (un suicidio o altro atto di qualsiasi natura) e ritenerli sbagliati, ma questo non autorizza a voler “possedere” e spiegare e giudicare la coscienza di una persona, tantomeno una coscienza turbata. Siamo un mistero a noi stessi, con buona pace dei tristi profeti dell’autodeterminazione e di idee fesse dominanti oggi in quanto comode al Potere che ha mille volti ma un solo scopo: farti credere che sei suo. E quindi lasciamo in pace De Donno, e gli altri come lui che con meno clamore compiono un gesto buio e stridente. Preghiamo per loro e per la sofferenza di chi lo ha amato, se vogliamo dire qualcosa. Certo guardiamo la sua vita se ci insegna qualcosa, ma la sua morte lasciamola a lui e a Dio.