Lunedì 22 Aprile 2024

"Non facciamo gli schizzinosi Il nucleare è pulito e sicuro"

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di Antonio Del Prete

MILANO

"Siamo in guerra, e in guerra bisogna combattere con tutte le armi a disposizione". Non ci gira troppo intorno Marco Ricotti (foto), docente di Introduction to nuclear engineering al Politecnico di Milano.

Professor Ricotti, il nucleare può essere una strada alternativa allo stop alle emissioni?

"Certo, sarebbe assurdo fare gli schizzinosi per ideologia. In questo campo esistono due opzioni, entrambe pulite: la fissione e la fusione. La prima è l’unica tecnologia in grado di garantire un contributo significativo nei prossimi decenni, per la seconda bisognerà aspettare ancora un po’".

Intanto Eni ha già testato con successo la fusione a confinamento magnetico. Di cosa si tratta?

"Il calore prodotto dal processo riscalda il vapore, che va ad azionare le turbine, le quali a loro volta attivano gli alternatori per la produzione di energia elettrica".

È una tecnologia sicura?

"I numeri dimostrano che il nucleare è la fonte più sicura".

Descalzi, ad di Eni, parla di energia prodotta in quantità "virtualmente inesauribile". Cosa significa?

"Queste tecnologie sono in grado di produrre una quantità di energia milioni di volte superiore ai metodi ’tradizionali’. Peraltro, senza l’emissione di Co2 e con un impatto minore in termini di occupazione di suolo".

Quanto tempo occorre per realizzare un reattore a fissione?

"Dipende. In Occidente gli ultimi progetti, pensati per essere realizzati in 5 anni, hanno impiegato il doppio del tempo e delle risorse, se non il triplo. In Russia, Cina ed Emirati Arabi, invece, si rispettano sia le tempistiche sia i preventivi di spesa".

Come mai siamo indietro?

"Ci sono problemi di competenze e management. Mentre russi e cinesi negli ultimi 30 anni hanno costruito impianti, Europa e Usa hanno smesso".

I costi sono sostenibili?

"Un grande reattore di 1.600 megawatt costa tra i 3,5 e i 4 miliardi. Ma per il reattore francese in Finlandia alla prova dei fatti le spese sono triplicate. In queste condizioni il business perde d’interesse, serve il supporto statale".

Qual è lo stato dell’arte?

"Siamo ancora ai passi di avvicinamento all’obiettivo. Secondo le stime dei tecnici, dovremo aspettare ancora 20 anni per i primi impianti commerciali".