Non chiamatele più vallette, per favore. A Sanremo l'era delle co-conduttrici

È il termine scelto da Amadeus per chi l’affiancherà. Ma la Ferilli che torna sul palco dopo 26 anni all’epoca non si offese

È il festival del 1996, Pippo Baudo conduce. Sabrina Ferilli è una sua valletta

È il festival del 1996, Pippo Baudo conduce. Sabrina Ferilli è una sua valletta

Siamo in una valletta di lacrime. Tra le tante parole che un politically correct geneticamente degenerato ha mandato al plotone di esecuzione c’è anche ‘valletta’. Amadeus, all’annuncio del cast al completo del prossimo festival di Sanremo, ha definito come co-conduttrici Ornella Muti, Sabrina Ferilli, Maria Chiara Giannetta, Lorena Cesarini e Drusilla Foer. Vallette? Per carità. Termine evidentemente dispregiativo, che tra l’altro deriva dal maschile ‘valletto’. Dice il dizionario: "Nel Medioevo e nei primi secoli dell’età moderna, paggio, staffiere, giovane cameriere". Come in tanti altri casi, invece di ricostruire i muri si preferisce dare una bella tinteggiatura alle pareti: le co-conduttrici faranno le stesse cose delle vallette (annunciare il cantante, porgere la busta con il nome del vincitore, sorridere al pubblico e soprattutto ai fotografi), ma saranno state promosse a un altro rango: un cavalierato non si nega a nessuno. Lo stesso avviene nelle aziende, dove sono stati divelti alcuni termini: la ‘crisi’ è diventata ‘sfida’, i ‘punti deboli’ si sono magicamente trasformati in ‘margini di miglioramento’, i ‘problemi’ in ‘opportunità’.

La realtà non muta, cambia solo il modo di descriverla. Crediamo che le parole siano degli incantesimi alla Harry Potter, capaci di trasformare ciò che avviene. Eppure la stessa Sabrina Ferilli fu definita valletta quando andò per la prima volta al Festival, nel 1996, e non furono elevate proteste diplomatiche. La lista delle vallette, scusate, co-conduttrici, eccellenti è lunga: da Anna Oxa a Claudia Koll, da Veronica Pivetti a Laetitia Casta, da Valeria Mazza a Manuela Arcuri e, risalendo negli anni, da Ira von Furstenberg a Nicoletta Orsomando. Più una folta platea di comete dalle tracce disperse (Grazia Maria Spina, Paola Penna, Carla Maria Puccini, Luisa Rivelli, Olimpia Carlisi, famosa solo perché fece coppia con Roberto Benigni, Fiorella Mari e tante altre).

Eppure lo scomodo scranno di valletta è servito ad alcune che sono riuscite ad alzarsi in piedi e occupare la scena. Sabina Ciuffini, per esempio, valletta muta (poi parlante) talvolta maltrattata dal grande Mike, è riuscita a conquistarsi uno stallo nell’empireo della tv italiana. Così come, mentore sempre Mike, Paola Barale, anche lei allevata nel recinto delle vallette e poi assurta a star. O anche Antonella Elia e Susanna Messaggio, Luana Colussi e Filippa Lagerback, capaci di ritagliarsi un coriandolo di popolarità nello show business.

Se il nome bastasse a definire il soggetto, tutti i cavalli si chiamerebbero Ribot, i piloti di Formula Uno Senna e i chirurghi Christiaan Barnard. Anche se decidessimo di chiamare Marco Carta con il nome Frank Sinatra, non credo che ascolteremmo My Way con lo stesso piacere. Proposta: invece di co-conduttrici, che sinceramente è proprio brutto, chiamiamole semiconduttrici. Di sicuro faranno scintille.