Martedì 23 Aprile 2024

"Non c’entro con quella storia" L’ira di Rosa, che scaccia il passato

La Belotti vive nella Bergamasca. Finì in carcere per droga, il marito per estorsione

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"Chi siete?". "Giornalisti. Lei è Rosa Belotti?" La risposta non tarda. Si affaccia dal balcone di casa, capelli lunghi raccolti in una coda. Viso affilato che fa risaltare l’aria minacciosa. "Andate via, io non c’entro nulla con questa storia". Entriamo nel piccolo condominio formato da villette a due piani che si guardano. Via Torricelli, 3 a Albano Sant’Alessandro, a una decina di chilometri da Bergamo. Rosa Belotti ci viene incontro. È una furia. "Ne ho abbastanza". Ci sbatte il portoncino in faccia. Rosa, 57 anni, è sospettata di essere l’autista della Uno imbottita di tritolo della strage di via Palestro. "Io non c’entro niente", grida, mentre viene trattenuta con forza dalla figlia che abita con lei. "Non è lei – dice la figlia – non è quello che dicono". Mercoledì l’abitazione di Rosa Belotti è stata perquisita dai carabinieri del Ros. Ha ancora i capelli biondi. E ancora può essere considerata somigliante a quell’identikit della questura di Milano che 29 anni fece pensare a una tedesca. I vicini sbuffano: "I carabinieri? Li abbiamo visti alle 4. Non ne possiamo più". Ora, in quella villetta a schiera, Rosa vive sola: il marito è in cella. È la moglie di Rocco Di Lorenzo, 65 anni, condannato a 11 anni (manca la Cassazione) per estorsioni. Al suo fianco, come sempre dal 1992 quando furono arrestati con altri 8 per un traffico di cocaina tra Bergamo e Mondragone. All’inizio del 1993 tornò libera. A luglio, l’attentato. Ma Rosa e Rocco, dicevano, avevano iniziato una nuova vita. Lui camionista, lei in un negozio di frutta e verdura e poi di abbigliamento. Entrambi falliti.

Francesco Donadoni