Giovedì 18 Aprile 2024

Non c’è bisogno di ribadire ciò che è ovvio

Davide

Rondoni

Sono convinto che il Ministro Valditara, preposto a Scuola e Merito, non voglia passare alla storia come Ministro dell’Ovvio. E dunque voglio credere che la circolare ripresa ieri a proposito dei telefonini sia un elemento di ben più vasto e radicale disegno riformatore. Se infatti si deve arrivare (ribadendo una circolare di 15 anni fa) che l’uso del telefonino in classe è da evitare, è una "infrazione da sanzionare", distrae ed è "una grave mancanza di rispetto per il docente", significa che si deve ribadire l’ovvio. Anche il capo supremo dei Direttori didattici, Giannelli, commenta la succitata circolare con prosa compita: "Noi non possiamo far finta che i cellulari non esistano, dobbiamo però insegnare ai nostri ragazzi a usarli correttamente". Quando si deve ribadire solennemente l’ovvio, significa che si è dentro una situazione surreale, da teatro dell’assurdo. E temo che la nostra scuola sia in larga parte un teatro dell’assurdo. Forse il rispetto al docente dipende dal telefonino? A tale teatro concorrono vari fattori: impostazione enciclopedica fallimentare, frustrazione di una classe docente ammorbata dall’aver accettato un patto al ribasso con lo Stato ("ti pago poco, ti controllo e premio poco, ti licenzio mai"), burocrazia per evitare responsabilità, disallineamento con una società in trasformazione in tutti i settori eccetto istruzione (e festival di Sanremo). Se da un lato è giusto che la scuola tenga una posizione di "senso critico" rispetto all’andazzo generale della società, come anche nel caso dell’abuso del telefono – degli adulti prima che dei ragazzi – dall’altra occorre che tale senso critico non si eserciti solo su cose secondarie. Per questo spero che Ministro e responsabili dell’Istruzione la rivoluzionino, dandoci finalmente la scuola che valorizza i talenti dei nostri ragazzi invece che deprimerli in un teatro dell’assurdo (e dell’ovvio).