Martedì 23 Aprile 2024

"Noi ucraini non siamo ladri" Kiev stronca la serie Netflix

Protesta ufficiale del governo contro gli stereotipi contenuti in ’Emily in Paris’. A irritare il personaggio di Petra (che incita a rubare): "All’estero ci vedete così?"

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Nel pieno di una crisi senza precedenti, con la Russia che assedia il confine orientale, gli Stati Uniti che minacciano "risposte risolute" in caso di invasione e l’Europa che spinge per una soluzione politica, il ministro della cultura di Kiev invia una protesta ufficiale a Netflix, accusando il colosso della tv via internet di aver rappresentato una immagine negativa dell’Ucraina nella famosa serie televisiva Emily in Paris.

Non è la prima volta che la serie, una commedia romantica creata da Darren Star (autore di Sex and the city), di cui Netflix ha appena diffuso la seconda stagione, attira critiche per il suo uso disinvolto di stereotipi e cliché. L’anno scorso, infatti, era scoppiata la polemica sulla rappresentazione di parigini e londinesi: la serie tv, infatti, narra le vicende di una giovane americana inserita nel mondo della moda a Parigi.

Stavolta, a far arrabbiare il ministro della cultura ucraino, Oleksandr Tkachenko, è stato il personaggio di Petra, una donna di Kiev che trascina la protagonista, interpretata da Lily Collins, a rubare vestiti e borse in un grande magazzino della capitale francese. Il personaggio, interpretato dall’attrice Daria Panchenko, ha inoltre poco gusto nel vestire e il costante terrore di essere espulsa. Un ritratto che il ministro Tkachenko ha definito "un’immagine caricaturale e offensiva. È così che vengono visti gli ucraini all’estero?", ha scritto su Telegram. E ha inviato una lettera di protesta a Netflix.

Nella prima stagione a suscitare irritazione erano stati i ritratti di Parigi e dei francesi, descritti come maleducati, pessimisti, sciatti, traditori e sempre con il baschetto. Nella seconda, oltre a Petra, spicca il personaggio di Alfie, un giovane di Londra che lavora in banca e passa il suo tempo libero a guardare partite di calcio e bere birra al pub.

Darren Star si è difeso dicendo al New York Times di aver voluto mostrare la capitale francese in un "modo meraviglioso che incoraggiasse le persone ad innamorarsi della città come ho fatto io". Obiettivo, a quanto pare, mancato.

Intanto, qualcuno in Rete mette l’accento sulla "scarsa qualità" della serie e sulla "spiccata tendenza degli americani super-inclusivi a prendere in giro i non americani, inclusi gli italiani". Ma c’è anche chi la difende, come la produttrice cinematografica ucraina Natalka Yakymovych, che ribatte al ministro: "Quindi in una serie tv i personaggi negativi possono essere tutto tranne che ucraini? Ovviamente tutti noi vorremmo che fossero russi, ma non sempre si ottiene ciò che si vuole".

red. est.