Giovedì 18 Aprile 2024

"Noi, gli schiavi di oggi Tredici ore per 1200 euro"

Il carrellista Youness Faouzi, vent’anni di carriera, si sente una vittima "Paghe irrisorie e niente malattia. Ma si accetta tutto per non essere sostituiti"

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di Carlo D’Elia

SOMAGLIA (Lodi)

"Nella logistica hai sempre paura di perdere il posto di lavoro: chiediamo più tutele". Youness Faouzi, 39 anni, originario del Marocco, ha una moglie e due figli. Dal 2003 lavora come carrellista nella Ceva di Somaglia (Lodi). Turni lunghi e condizioni che a suo dire sono pesanti da sopportare. Faouzi, delegato Usb nella logistica di Somaglia, nel Basso Lodigiano, ieri ha partecipato alla protesta a Bologna dopo la tragedia di Biandrate (Novara) costata la vita a un sindacalista Si Cobas. Ancora oggi dopo quasi 20 anni di attività continua, guadagna 1.400 euro al mese, con turni spesso lunghi e condizioni complicate. Ma tra i contratti che trovano maggiore applicazione nel settore figura quello con stipendio medio di 700 euro mensili per 5 ore lavorative al giorno, quasi un contratto a chiamata, senza che gli straordinari siano riconosciuti.

Faouzi, com’è la situazione nelle logistiche?

"La situazione nelle logistiche è esplosiva perché le condizioni di lavoro non sono più accettabili. Solo negli ultimi anni abbiamo iniziato a lottare per i nostri diritti. E qualcosa forse si sta muovendo. Ma la strada è ancora lunga e i diritti da far rispettare ancora molti".

Quali sono i problemi?

"Noi praticamente non abbiamo la malattia, per cominciare. O meglio non copre al 100%. La malattia viene pagata solo dal terzo giorno e al 65%. Capisce che è inaccettabile".

Le paghe come sono?

"Faccio il mio esempio: come carrellista guadagno 1.400 euro al mese, ma con vent’anni di lavoro sulle spalle. Un altro problema riguarda il livello del contratto. Per lavorare come carrellista è necessario per legge almeno un livello 4 del contratto. A oggi però ci sono ancora degli addetti che hanno livello 6 e 5. E non è finita qui. Negli ultimi mesi stiamo lottando per avere un buono pasto idoneo. Chiediamo almeno un buono da 5,29 euro, mentre è di 3 euro".

E i turni?

"Servono più tutele per far rispettare il lavoro delle persone. Non è possibile gestire il personale in base alle necessità di lavoro. Bisogna far rispettare i contratti".

Con la lotta degli ultimi anni le condizioni sono migliorate?

"Con la lotta sindacale qualcosa si sta muovendo. Ma abbiamo tanti anni di arretrati, in cui non si è combattuto nella maniera giusta. Ma resta la paura. Perché uno straniero che protesta rischia la denuncia. E le aziende spesso cercano un pretesto per presentarla. Sono dei ricatti psicologici perché poi quando si va in Questura per rinnovare il permesso di soggiorno una denuncia diventa un problema enorme. Quindi in tanti si sentono ricattati e stanno in silenzio. Le aziende non vogliono la gente che si ribella".

Qual è il problema principale del settore?

"Appalti e subappalti. Tanti miei colleghi lavorano 12 o 13 ore al giorno. Poi arriva la busta paga e vedono che hanno guadagnato 1.200 o 1.300 euro. È frustante e pesante, ma alla fine si accetta tutto perché si sa che basta poco per essere sostituiti. C’è sempre qualcuno messo peggio di te".

Gli scontri degli ultimi giorni saranno utili alla battaglia per i vostri diritti?

"Io mi auguro di sì. Ma serve aprire un dialogo tra padroni, sindacati e Governo. In 20 anni non è cambiato nulla a livello contrattuale. Siamo fermi all’inizio degli anni 2000. Non è possibile accettarlo in un settore che invece è cambiato totalmente".

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