Martedì 16 Aprile 2024

Noi e la natura, una convivenza straziante

Davide

Rondoni

In un niente, la fine. O che cosa è veramente accaduto nelle amatissime Marche, in quelle zone percorse tante volte tra panorami stupendi? In pochissime ore destini spezzati, vite infrante, famiglie divorate, madri separate da figli, padri morti con la loro prole. La natura, che tanto pensiamo di dominare o proteggere come se ne fossimo artefici e padroni, ha mostrato il suo imperio. Ha mostrato che nella trattativa tra noi e lei, lei vince. E allora cosa è successo davvero? Solo lutto, solo fine, solo disastro? O cosa altro dobbiamo leggere, per rispetto alle medesime vittime, al loro destino e alle loro anime? Dobbiamo solo dirci: è successo un disastro? Solo dirci: fato crudele? O dobbiamo, a denti stretti, con le lacrime agli occhi, imparare qualcosa. Che la natura, di cui tanto oggi si riempiono la bocca ideologi e intellettuali da strapazzo, furbi mercanti e politici in cerca di consenso, non è nostra madre. Mai la chiama madre Francesco poeta e santo di Assisi. E Leopardi suggerisce all’uomo moderno di non promettere "magnifiche sorti" quando la nostra vita è in balia di potenze che in un niente la distruggono. Occorre il realismo dei poeti veri che richiamano l’uomo a non montare in superbia. A essere "mendicante" come dice Leopardi nel testo cristianissimo e sempre frainteso de ’La ginestra’. Ovvero a non ritenere la natura buona in sé, o malvagia in sé. Ma a concepire la nostra vita terrena una dura trattativa con questo luogo che non è il Paradiso e che non lo diventerà grazie a qualche slogan a qualche bevanda bio o a qualche trovata tecnologica o politica. Un passaggio di nomadi verso un’altra patria, diceva Ungaretti. Con tale dura trattativa l’uomo contende alla natura spazio vitale, protezione, ma essi non sono mai assicurati da un presunto nostro dominio o potere. Non siamo dei, siamo esseri fragili.