Giovedì 25 Aprile 2024

"Noi combatteremo sino alla fine Zelensky non provi a negoziare"

Il comandante del battaglione Azov dà la linea al presidente ucraino: non si tratta con gli animali. I russi continuano l’assedio. "Ma sarebbe da codardi fuggire adesso. La resa? Ci ucciderebbero lo stesso"

di Giovanni Rossi

Chi comanda in Ucraina? "Siamo il simbolo della resistenza armata. Combatteremo fino alla fine, la nostra priorità è la difesa" dai russi invasori. Invece "ora i nostri politici stanno provando a negoziare: non ricordano i fatti? non possiamo negoziare con questi animali". Il battaglione Azov, asserragliato a Mariupol nell’acciaieria Azovstal assieme ai Marines ’regolari’ (in tutto meno di 2.000 uomini), alza la voce contro l’Armata Rossa, ma a ben vedere anche contro il presidente Volodymyr Zelensky: "I difensori di Mariupol potranno davvero salvarsi se il nostro comandante in capo non commetterà errori nella difesa delle regioni del sud". E più esattamente a "Kherson, Berdyansk e Melitopol: il problema principale è l’occupazione di queste città", è il messaggio al leader in mimetica armato di smartphone, invitato a contrastare meglio il nemico lungo la striscia di terra tra Mar d’Azov, foce del Dnepr e Mar Nero, per diminuire la pressione sul complesso siderurgico. Favorendo al contempo la consegna dei deceduti alle famiglie e una rapida evacuazione dei feriti.

Il collegamento via Zoom dagli ultimi "11 chilometri quadrati di Mariupol" con bandiera gialla e azzurra consegna al mondo un messaggio ben preciso. Parlano in tre – il comandante Denis Prokopenko, il vice Svyatoslav Palamar, il responsabile dell’intelligence Ilya Samoilenko – e ogni sillaba del terzetto trasuda orgoglio, risolutezza, gioco di squadra. Il battaglione Azov, costituitosi come gruppo paramilitare nazionalista nelle prime fasi della guerra del Donbass e ora inquadrato nella Guardia nazionale dell’Ucraina, appare in queste ore nella sua pienezza identitaria: non solo reparto d’elite dalle motivazioni patriottiche più intransigenti (di destra nazista, secondo Mosca), ma soggetto militare con pensiero strategico alternativo anche rispetto ai vertici nazionali.

"Scappare adesso è da codardi", sintetizza il comandante Prokopenko, premiato in marzo con l’Ordine della Croce d’oro, conferita da Zelensky in persona "per il coraggio e l’eroismo mostrati in difesa della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina", ma anche "per la fedeltà al giuramento militare": sottolineatura rivelatrice di un percorso irregolare e assai personale. Il leader in armi è infatti un ex ultrà calcistico della Dinamo Kiev laureato in lingue e letterature straniere al dipartimento di filologia germanica di Kiev. Tranne il nonno, tutta la sua famiglia (originaria della Carelia) è stata sterminata nella guerra russo-finnica del 1939. Il conflitto attuale annoda due tronconi di storia. "Sembra che io stia continuando la stessa guerra su un altro pezzo del fronte, una guerra contro il regime di occupazione del Cremlino", la dichiarazione a tema.

E la seduzione della resistenza a costo della vita – fino all’immaginato contrattacco risolutore entro l’estate quando gli armamenti occidentali in arrivo saranno distribuiti – vede gli uomini di Azov in trincea mediatica. Il reparto scelto sembra voler dettare la strategia a Zelensky. O perlomeno stabilire quale sia la linea invalicabile. "Arrendersi non è un’opzione – continua Samoilenko –. Non possiamo fare un così grande regalo al nemico. Il nostro obiettivo è eliminare la minaccia. Non stiamo difendendo solo l’Ucraina, ma il mondo libero". Oltretutto, l’autoconsegna ai russi equivarrebbe a "essere morti", è la stima del battaglione, considerata la propaganda di Mosca sulla "denazificazione". Per cui avanti armi in pugno. "Si può combattere in due modi: come si può e come si deve. Noi difenderemo Mariupol come dobbiamo". Resistendo ai bombardamenti e ai tentativi di incursione. Anche dal labirinto dei sotterranei dove un primo blitz è stato sventato.

Ma il tempo gioca per gli assedianti. "Ci sono feriti che non sopravviveranno più di 24 o 48 ore se non vengono evacuati. In alcuni settori sta finendo l’acqua. L’ultimo messaggio che mi ha inviato mio marito è la richiesta di mandargli qualche articolo scientifico su come sopravvivere senz’acqua il più a lungo possibile", testimonia Yuliya Fedosyuk, moglie di un combattente allo stremo. Medici senza frontiere apre a un intervento sanitario con corridoio umanitario garantito. Ma i russi pretendono la resa dell’acciaieria. E il no pregiudiziale al negoziato con nemici classificati come "animali" di certo non agevola il salvataggio dei feriti.