Mercoledì 24 Aprile 2024

Nobel discutibili Molto meglio i premi postumi

Roberto

Giardina

È morto Frederik de Klerk, 85 anni, ultimo presidente bianco del Sudafrica. Chi lo ricorda? Nel ’93 gli fu assegnato il Nobel per la Pace con Mandela, per premiare un bianco insieme al leader di colore che aveva trascorso 27 anni in prigione. Un augurio per la futura convivenza tra gli oppressori e le loro vittime. In realtà, de Klerk era sempre stato un sostenitore dell’apartheid, si era piegato alla fine contro voglia alla realtà. Il primo Nobel per Pace nel 1901 giustamente andò allo svizzero Jean Henry Dunant, fondatore della Croce Rossa. Nel 1907 fu premiato l’unico italiano, il giornalista milanese Ernesto Moneta, pacifista e patriota. Dopo, i giurati spesso non hanno avuto la mano felice, guidati dal calcolo politico, o nell’illusione che il Nobel servisse da incoraggiamento. Basta ricordare Obama, nel 2009 Nobel per la Pace all’inizio del mandato. Poi il presidente americano scatenò la guerra in Siria, provocò la guerra civile in Ucraina, ed è responsabile del caos in Libia. Il premio rafforzò Willy Brandt nel 1971, sotto attacco in Germania e all’estero per la politica di pacificazione con i vicini orientali. E Lech Walesa nel 1983, piccolo David polacco in lotta contro il gigante sovietico. Nel ’90 fu premiato Gorbaciov, che non reagì con i panzer alla caduta del "muro".

Rare eccezioni.

Kissinger ricevette il Nobel nel ’73, l’anno in cui gli Usa aiutarono a soffocare la democrazia in Cile. E andava premiato Arafat, insieme con gli israeliani Peres e Rabin? Abiy Ahmed Ali, premier dell’Etiopia, ha avuto il Nobel nel 2019, l’anno dopo ha invaso la regione del Tigray, massacrando i ribelli e migliaia di civili. Nel ’36, l’anno delle Olimpiadi con la svastica a Berlino, qualcuno fece il nome di Adolf Hitler. Ma il Führer fu rapido nel dissuadere i giurati. Forse per non sbagliare, i Nobel per la Pace andrebbero assegnati solo alla memoria.