Martedì 23 Aprile 2024

Torino-Lione, Chiamparino spinge sul referendum. Marcia No Tav, 20 denunce

L'ipotesi di una consultazione popolare sul futuro dei lavori lanciata dal governatore del Piemonte. Mille manifestanti ieri in Val di Susa

Marcia No Tav (Ansa)

Marcia No Tav (Ansa)

Torino, 28 luglio 2018 - Mentre in Val di Susa i no Tav tornano a violare i recinti dei cantieri, si profila l’ipotesi di indire un referendum sul futuro dei lavori per la Torino-Lione. L'ultima proposta viene dal governatore Chiamparino: ”Se il governo dovesse bloccare la Torino-Lione io sono pronto ad andare fino in fondo e convocare un referendum popolare” ha dichiarato il presidente del Piemonte in una intervista a Repubblica “anche se mi auguro che il governo non prenda una decisione folle come quella di bloccare una ferrovia che è strategica sotto tutti i punti di vista: economico, ambientale e culturale. Bloccarla significa isolare il nord-ovest“.

“Io mi aspetto che Toti e Fontana battano un colpo - continua il governatore - se si dovesse mai davvero bloccare la Torino-Lyon, anche le altre grandi opere, a partire dal Terzo Valico e dalla Pedemontana, sarebbero da rivedere, perché perderebbe forza il progetto di piattaforma logistica del nord-ovest“. Chiamparino chiama in causa anche Matteo Salvini: “I leghisti, che ormai sono tutto il centrodestra, hanno preso voti anche promettendo le grandi opere - dice - e penso che debbano far sentire la loro voce. Invece mi pare che su questo siano alla mercé dei grillini che usano la Tav per mandare messaggi al proprio elettorato“.

Parere favorevole a una consultazione popolare da Osvaldo Napoli, parlamentare del direttivo di Forza Italia alla Camera: “Trovo giusto che sia consentito ai cittadini piemontesi di pronunciarsi con un referendum sul destino della Tav“. “Sia chiaro – avverte l’esponente azzurro - che sia una consultazione che convoca i cittadini in carne e ossa alle urne, non vorrei le pagliacciate di un referendum sul web. Invito l’amministrazione comunale di Torino e il M5s a farsi promotori di una iniziativa referendaria perché, sia pure a titolo consultivo, potrebbe regalare la foto giusta e non sfocata sullo stato d’animo dei piemontesi verso la Tav“.

Sulla proposta di referendum, Fratelli d’Italia rivendica il primato: “A metà giugno – afferma la presidente FdI, Giorgia Meloni – avevo personalmente lanciato un appello a tutte le segreterie regionali dei partiti piemontesi per organizzare insieme il Tav Day: un referendum coordinato per far esprimere direttamente i cittadini del Piemonte sulla realizzazione dell’alta velocità Torino-Lione. Dopo 40 giorni di silenzio, il Governatore Chiamparino arriva alla stessa conclusione proponendo un referendum. Meglio tardi che mai. Siamo certi che i piemontesi diranno sì e che il governo non potrà fermare quest’opera andando contro la volontà popolare”, conclude Meloni.

Arrivano intanto bordate da sinistra: “Lo stop alle altre grandi opere costerebbe 60 miliardi". "Sarebbe un suicidio economico“ scrive su Twitter il senatore Antonio Misiani, capogruppo Pd in commissione Bilancio a Palazzo Madama. Lo eurodeputate Patrizia Toia, Isabella De Monte e Mercedes Bresso, del Pd, si rivolgono al titolare del dicastero delle infrastrutture. "Ministro Toninelli lei vuole farci tornare a bordo dei calessi e toglierci dai grandi progetti di connettività europea. La Tav è un’opera chiave nel quadro dei corridoi Ue". Rincara la dose il leader dei Moderati, Giacomo Portas, eletto alla Camera nel Pd: “Salvini tenga duro sulla Tav” afferma in una nota, mentre se la prende con Toninelli e Di Maio.

Come dire sì ad una Grande Opera sulla quale si è sempre detto «No» e per cui Beppe Grillo si è perfino preso una condanna? Sullo sfondo del grande nodo Tav c’è soprattutto questo quesito che investe i dirigenti 5Stelle, a partire da Luigi Di Maio. Del resto, già ai tempi degli incontri milanesi tra M5S e Lega sul contratto, il capitolo Grandi Opere è stato tra i più complessi e tra i meno condivisi dai due contraenti. Con un corollario: la questione Tav, al pari di quella Tap, riguarda soprattutto il MoVimento e il suo elettorato meno avvezzo al compromesso.

Intanto una ventina di manifestanti No Tav, che nel pomeriggio hanno preso parte al corteo in Valle di Susa, sono stati denunciati dalla polizia. Danneggiamento e inottemperanza a provvedimento dell’autorità, l’inibizione dell’area nei pressi del cantiere della Torino-Lione era disposta dal prefetto di Torino. Lo rende noto la Questura, precisando che il corteo non era autorizzato. I partecipanti erano circa un migliaio: tra loro anche famiglie con bambini. Gli attivisti denunciati, meno di due dozzine, hanno utilizzato un flessibile per abbattere la recinzione posta a protezione del cantiere. Nel gruppo, informa sempre la Questura di Torino, c’erano alcuni esponenti del centro sociale Askatasuna di Torino, di recente liberati dagli arresti domiciliari, sottoposti ad altre misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta sugli scontri del Primo Maggio 2017 a Torino.