Giovedì 25 Aprile 2024

No all’estate in classe Fa altri danni

Marco

Buticchi

Ogni intervento sull’articolata struttura dell’economia nazionale può avere ripercussioni in altri settori. L’emergenza economica da pandemia è in atto: i vaccini scarseggiano, le varianti s’evolvono e le scuole chiudono. Se davvero la scuola fosse un luogo sicuro, sarebbe stato sufficiente rendere protetto anche ciò che la circonda (trasporti, assembramenti, presìdi minimi) per fare sì che i nostri ragazzi frequentassero. Purtroppo così non è stato, ma piangere sul latte versato non giova a risolvere il problema.

Qualcuno oggi propone il prolungamento del calendario scolastico – fino alla fine di giugno o con rientro anticipato a inizio settembre, ma sempre in piena estate – per mettere gli italici studenti al passo con il resto dell’Europa. Questo significa dire alla nazione: "Bell’Italia, dopo un anno e mezzo murata in casa, scordati le vacanze indipendentemente dal contagio", dire agli studenti: "Cari ragazzi avete sofferto per mesi nelle vostre camerette? Preparatevi a farvi un’estate in classe", significa dire a un settore già al collasso: "Operatori, gli afflussi di turisti sono preclusi d’ufficio e le vostre vite lavorative vadano pure a farsi benedire". Se il contagio dovesse rallentare, costringere l’Italia a nuovi sacrifici rappresenterebbe un rischio concreto per una tenuta sociale già oltre il limite. Forse sarebbe meglio cercare altri modi meno traumatici e più graduali per il recupero scolastico perché, se l’angoscia dovesse finire, avremo tutti un’irrevocabile necessità di respirare l’estate a pieni polmoni.