di Roberto Giardina A prima vista, la foto di Putin e Macron seduti alle estremità di uno smisurato tavolo bianco (circa quattro metri per la cronaca), non fa venire in mente un film di James Bond. Si pensa piuttosto al serial tv Downton Abbey sul tramonto dell´aristocrazia britannica: il Lord e la moglie, a cena, lui in smoking e lei in abito da sera, a capotavola, divisi anche da un paio di candelabri. Qualcuno che diffida dei "rossi", anche se la bandiera con falce e martello non sventola più da una trentina d´anni, interpreta la foto come un segnale politico. Il padrone di casa ha voluto umiliare l’ospite giunto da Parigi, sottolineando la distanza che corre sempre tra est e ovest. Qualche giorno prima, Putin aveva ricevuto il premier ungherese Viktor Orban e il capo del Kazachistan, Tokajev, seduti accanto a lui, quasi fianco a fianco. Due amici fedeli. Invece siamo sempre nell´atmosfera de La spia che venne dal freddo, il romanzo di John Le Carrè uscito nel lontano 1963. Per avvicinare Putin, si spiega, Macron avrebbe dovuto fare per prudenza un test molecolare anti Covid. Già fatto a Parigi, hanno assicurato i francesi. Non ci fidiamo, meglio un altro a Mosca, hanno risposto i russi. Pas de probleme, ha detto Macron, che è giovane e imprudente, non c´è problema. "Non permetteremo mai che i russi abbiano il Dna del nostro presidente", sono intervenuti i servizi segreti della Grande France. Niente tampone, niente stretta di mano. Ma la domanda è: che ci faranno mai gli scienziati russi con il Dna di Macron? Ben poco, secondo gli scienziati occidentali. Potrebbero individuare l´origine della sua famiglia. Da dove venivano i suoi antenati? Si nasconde un segreto nella vita di nonni e bisnonni? Oppure, se è minacciato da qualche male genetico. Un dubbio sulla ...
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