
Da Napoli a Milano, da Milano a Caivano. Un vero ritorno a casa. "Da un lato mi dispiace aver dovuto lasciare il liceo Boccioni, amo Milano e il mio cuore è rimasto lì". Dall’altro, racconta Giuseppina “Giusy“ Giugliano, 30 anni, la bidella campana che ha fatto parlare l’Italia per gli spostamenti extralarge sulla tratta Alta velocità Napoli-Milano, "sono felicissima per il trasferimento. Sotto la Madonnina non ero ancora riuscita a trovare un alloggio adeguato alle mie disponibilità economiche". Giugliano ha chiesto e ottenuto l’avvicinamento a casa: dal primo settembre ha preso servizio come collaboratrice scolastica all’istituto “Francesco Morano” di Caivano – provincia stretta di Napoli, 20 minuti di strada dalla casa di famiglia – assegnazione provvisoria con incarico fino al 31 ottobre 2024. "Mi sento finalmente una persona “normale” – confessa – Quando facevo la pendolare mi rendevo conto di essere vista dai più come una extraterrestre".
Una vita in carrozza che si è trasformata in un tormentone social. Giugliano aveva raccontato la sua storia a gennaio: sveglia alle 4, i treni all’alba da Napoli Centrale, Frecciarossa e Italo, 4 ore e mezza sui binari e l’ultimo miglio in autobus verso il liceo di Milano, il turno a scuola e il percorso a ritroso, con il rientro dai genitori alle undici e mezza di sera e la buonanotte di Napoli. Diceva, in sintesi, la bidella: "Guadagno poco più di 1.100 euro, la vita da pendolare mi costa meno di una casa in affitto". Da qui si scatenò la bufera social sul costo dei biglietti per l’Alta velocità, l’analisi di sconti, carnet e punti-omaggio, fino alle presenze effettive al lavoro, i giorni di malattia e quelli di congedo. L’accusa mossa in Rete, alla fine, era: non la conta giusta. Dieci mesi dopo, Giugliano tiene il punto: "La mia storia una fake news? Se non mi fossi recata quotidianamente al Boccioni non sarei affatto diventata di ruolo".
Capitolo chiuso, comunque. "Ora sono felicissima di lavorare alla scuola di Caivano, mi trovo benissimo con i ragazzi e i colleghi. E poi lavorare a venti minuti da casa non ha prezzo: mi sembra un sogno". Serenità ritrovata dopo mesi di “incubo da assedio“, conclude: "Ovviamente non avrei potuto fare la pendolare troppo a lungo, dormire sui treni era veramente faticoso. Mi mancano gli studenti del Boccioni, certo, li porto sempre nel cuore e spero di poter organizzare presto un weekend a Milano per andare a trovarli". In treno da turista, però. Non da pendolare.
Violetta Fortunati