Martedì 23 Aprile 2024

Niente pellegrini, conti in rosso per i frati La Custodia di Terra Santa rischia il default

Le pandemia ha sospeso le scuole, fonte di sostentamento di santuari e conventi, e ha azzerato le visite dei fedeli. L’appello a donare

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di Riccardo Jannello

L’appello alla generosità fatto dal cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali della Santa Sede, la dice lunga sulla situazione economica della Custodia di Terra Santa, la provincia dell’Ordine francescano dei frati minori che gestisce 56 conventi in tredici Paesi e 55 santuari ubicati in Israele, Palestina e Giordania, primi fra tutti la Basilica della Natività a Betlemme, il Santo Sepolcro a Gerusalemme e la Basilica dell’Annunciazione a Nazareth.

La Custodia rischia il default dopo un anno di crisi per la pandemia che ha martoriato l’attività delle scuole – maggiore fonte di sostentamento - e ha fermato l’afflusso dei pellegrini nei luoghi di Gesù Cristo senza contare che molti di questi, i conventi in Siria per esempio, da tempo non accolgono più visitatori e quindi oboli.

In occasione della tradizionale colletta del Venerdì Santo in tutte le parrocchie del mondo, il cardinale Sandri ha invocato che sia "per tutti l’occasione per non girare lo sguardo, per non passare oltre, per non ignorare le situazioni di bisogno e difficoltà dei fratelli e sorelle che vivono nei Luoghi Santi". Fu San Francesco nel 1217 a inviare i primi confratelli in Palestina, due anni prima del suo viaggio in Egitto. Da allora la presenza dei frati minori nella parte opposta del Mediterraneo è stata continua e determinante per i cattolici e per garantire rapporti leali con le altre confessioni.

La costituzione giuridica della "Custodia Sanctae Terrae" è definita dalla bolla pontificia di Papa Clemente VI del 21 novembre 1342. La gravità della situazione attuale mette in pericolo non tanto i trecento frati, disposti alla povertà secondo la regola francescana, ma le 1200 famiglie dei dipendenti della Custodia, laici che lavorano nei servizi bloccati dal Coronavirus.

Gli insegnanti, la maggioranza, hanno in qualche modo continuato a percepire uno stipendio quando ha funzionato la didattica a distanza, ma altre figure hanno visto interrompere le loro funzioni. Lo stato di Israele ha destinato contributi alle istituzioni religiose, ma in misura minore perché anche Gerusalemme sta stringendo i cordoni della borsa a causa della sua crisi economica; molto peggiore la situazione in Palestina, dove la popolazione è molto più povera e il locale governo ha chiesto che venisse mantenuto un sussidio di almeno 250 euro a persona non potendo fornire aiuti.

I diecimila studenti delle 15 scuole divise in tre continenti soffrono: dal punto di vista didattico frati e insegnanti hanno fatto di tutto per continuare l’attività, ma molte famiglie del ceto medio sono sempre più in difficoltà nel pagare le rette.

"Stiamo tenendo duro, ma se dovessero subentrare eventi inattesi e costosi non avremo modo di affrontarli", ha dichiarato l’economo della Custodia, padre Ramzi Sidawi. "Per far fronte alla crisi – spiega il religioso– cerchiamo di risparmiare sospendendo una serie di progetti non prioritari; facciamo economia sulle spese necessarie; infine cerchiamo di rispondere alle richieste di assistenza appoggiandoci alle organizzazioni, in Israele come in Palestina, capaci di aiutare le famiglie a pagare l’affitto o a ricevere buoni per la spesa".

E pregando, come ha fatto nel Venerdì Santo il Custode, padre Francesco Patton, 57 anni, trentino: "Come Gesù è risorto anche noi saremo vivi per sempre". E quando passerà la pandemia la Custodia tornerà più forte di prima.