Mercoledì 24 Aprile 2024

Niente panico La svolta Bce era inevitabile

Antonio

Patuelli

La fine dei tassi a zero (e anche negativi) dell’area dell’Euro era attesa da tempo, in particolare da quando, il 5 maggio, i tassi di interesse ufficiali degli Stati Uniti e del Regno Unito sono saliti all’1%, mentre dall’1 giugno è cresciuto all’1,50% il tasso canadese, mentre quello australiano, il 7 giugno, è salito allo 0,85%, per non parlare di altri tassi europei cresciuti, come per l’Ungheria al 5,9%, la Repubblica Ceca al 5,75%, la Polonia al 6% e la stessa Svezia allo 0,25%, mentre il tasso della Bce continua ad essere dello 0,0% fin dal marzo 2016. Per non parlare dei tassi della Russia, ora all’11%, del Brasile al 12,75%, della Turchia al 14%, mentre solo il Giappone rimane al -0,1%.

Gli spread sui Titoli di Stato dipendono da altri fattori, innanzitutto la quantità di debito pubblico e le prospettive di crescita economica. Nell’area dell’Euro, rispetto ai tassi dei Bund tedeschi, lo spread dei Titoli di Stato italiani da circa cinque anni è mediamente superiore di almeno 100 punti base ed ora di circa 220, seguito dalla Spagna e dal Portogallo con più di 100 punti base e dalla Francia che è sotto i 50 punti base.

Le operazioni speculative nelle Borse sono, purtroppo, prevalenti e possibili in particolare per le flessibili regolamentazioni internazionali che permettono anche le “vendite allo scoperto”, cioè di Titoli non posseduti al momento della vendita, e compravendite velocissime nel minuto secondo che, però, i risparmiatori non sono in grado di effettuare.

Anche nei momenti complessi come in questi giorni, occorre mantenere sangue e cervello assai freddi e basarsi sugli elementi “fondamentali” dell’economia come gli andamenti delle produzioni industriali, la quantità di inflazione e diversi importanti indicatori, quali il costo dell’energia, dell’oro e gli andamenti dei mercati dei cambi.