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Roma, 21 dicembre 2020 - Create delle bolle, hanno suggerito agli inglesi, e chiudetevi dentro. Una metafora obbligata dell’eccezionalità del momento. Sempre meglio che dire prigione. In realtà ci siamo già, comunque si voglia chiamare la bolla. Con lo sguardo del pesce rosso passiamo e ripassiamo davanti al film di come eravamo a Natale: promiscui, barocchi, insieme sacri e profani, forse raffreddati ma a viso scoperto. Era solo un anno fa. Ora invece ci aspettano 14 giorni da incubo, decorati dalla noia di non poter far nulla. Anche chi detestava la liturgia del panettone adesso la rimpiange. La messa di mezzanotte. Gli agnolotti per dodici. Il cinema alle sei del pomeriggio a vedere un’irrinunciabile boiata nella nebbia della digestione. I Cupiello sul palco prima di ritrovarsi al reveillon tutti agghindati, intimo rosso obbligatorio e Meu amigo Charlie Brown anche per i più snob. Partivamo tutti in qualche modo. Perché ciò che contava era interrompere la linea retta dei mesi, mettere il futuro in incubazione in quelle due settimane speciali. Una specie di Ferragosto però magico, la pacchia dei cinici che potevano ribadire ogni anno il disgusto e la ricompensa degli adulti mai cresciuti. Coronavirus, il bollettino del 21 dicembre Autocertificazione Natale in Pdf: quando serve e come compilarla Si poteva volare anche stando a casa, entrando in modalità ‘faccio quello che mi pare’. Anche continuando a lavorare. Ma sui balconi padani spuntavano gli sci recuperati in cantina e al fondo dell’autostrada la montagna non era destinazione, ma piéce teatrale, sempre quella: il bombardino a metà mattina e a mezza pista con addosso il fiato di cinquanta persone, la cioccolata delle cinque schiacciati da quello che la fa buona, vin brulè in rifugio, dove più è sempre meglio. Oppure il mare d’inverno, senza regole e senza seconda casa, una stagione dell’anima. Lockdown, il nutrizionista: "Piccoli ...
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