Giovedì 18 Aprile 2024

Niente banchi? Minigonna vietata "Al prof cade l’occhio". Liceali furiose

Bufera al Socrate di Roma contro il richiamo della vicepreside: "Ragazze copritevi, si vedono le gambe". Le studentesse protestano e il governo interviene. La reazione dei presidi: "I docenti non sono voyeur"

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di Elena G. Polidori

"Ci vestiamo come vogliamo!". È quasi un grido di battaglia quello che si è alzato tra le alunne del liceo Socrate di Roma, quartiere popolare Garbatella, dopo che la vicepreside, vista l’assenza totale dei nuovi banchi, le ha invitate alla prudenza nell’abbigliamento. "La vicepreside – ha raccontato una rappresentante d’istituto – ha detto a una nostra compagna che non doveva vestirsi in quel modo, con la gonna corta, perché a qualche professore poteva cadere l’occhio". Una frase che ha scatenato la rivolta nella scuola e la polemica all’esterno.

Subito le ragazze del collettivo ’Ribalta femminista’, nato appena questa estate "per parlare anche dei problemi minimi che dobbiamo affrontare nella società", hanno reagito, affiggendo un cartello fuori dalla classe: "Non è colpa nostra se cade l’occhio". E poi con un appello sui social: "I nostri corpi non possono essere oggettificati, domani (ieri, ndr) siete tutte e tutti invitati a venire a scuola con una gonna, ci vestiamo come vogliamo!". E il ministero dell’Istruzione ha fatto sapere di avere chiesto una relazione urgente alla scuola, visto che sui social, da Facebook a Instagram, sono rimbalzate le foto delle ragazze che, in minigonna, hanno rivendicato il diritto a vestirsi come vogliono. Ma il Socrate, a Roma, non è una scuola comune, è un liceo dove, come in molte altre scuole della Capitale, non sono arrivati i banchi del commissario Arcuri e proprio questo fatto, stare seduti senza il banco, stando al racconto delle studentesse, avrebbe suggerito alla prof di chiedere più rigore nell’abbigliamento. Ma i primi a restare sconcertati per l’atteggiamento della docente sono stati i genitori delle alunne: "Non abbiamo i banchi – hanno replicato – e il problema adesso sono le minigonne?". Un polverone che il preside, Carlo Firmani, ha cercato di sopire: "Non era e non è tuttora pervenuto alcun riscontro fattuale o documentale – si legge in una risposta formale – e resto in attesa di ricevere chiarimenti dalle studentesse per poter procedere". Le parole del preside, tuttavia, non hanno fatto breccia nel corpo studentesco, tanto che i collettivi ’Galeano’ e ’Ribalta Femminista’ hanno replicato: "Andare a scuola in gonna è stata una risposta spontanea, non ci interessa l’episodio singolo, questa è l’occasione per mettere al centro il ruolo della scuola e della comunità scolastica".

"È ovvio che le studentesse e gli studenti debbano frequentare le lezioni con un abbigliamento decoroso. Non è però condivisibile che la motivazione posta alla base di tale doverosa condotta faccia riferimento a un ipotetico e deprecabile voyeurismo dei docenti (uomini). Docenti che svolgono un importante ruolo educativo", tuona il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli.