Nicoletta Mantovani: "Vi racconto Luciano. In mia figlia rivedo la sua determinazione"

Modena celebra i 15 anni dalla morte del tenore con due serate musicali. La vedova: "Era un maestro di vita, vedeva sempre il lato positivo. Molti visitatori si commuovono nella Casa museo a lui dedicata"

Quindici anni, e sembra ieri. Di quel 6 settembre 2007, quando Luciano Pavarotti volò via nell’abbraccio di tutto il mondo, conserviamo ogni istante. "È vero, 15 anni sono un pezzo di vita importante. Ed è come se fossero volati", ammette Nicoletta Mantovani, vedova del tenorissimo. Mentre Modena si prepara a celebrare l’anniversario di big Luciano con due serate speciali nel teatro Comunale che porta il suo nome – insieme a quello di Mirella Freni, sua ‘sorella di latte’ –, Nicoletta apre con noi l’album dei ricordi.

Nicoletta, cosa rimane del Maestro?

"Resta la sua voce e soprattutto la speciale emozione che ancora riesce a trasmettere a tutti, l’amore che ha dato e che sempre torna. Lo si è visto anche nei giorni scorsi, durante la cerimonia per la posa della stella dedicata a lui sulla Walk of Fame a Hollywood. Un momento per me molto toccante: ringrazio Cristina Pavarotti per averlo coltivato e realizzato. E lo vediamo ogni giorno alla nostra Casa museo, alle porte di Modena: sei visitatori su dieci arrivano dall’estero e alcuni escono in lacrime, perché ancora ‘sentono’ la presenza di Luciano, il suo carisma".

E a lei, in particolare, cosa resta di Luciano?

"Guardo Alice, nostra figlia, che nel frattempo è diventata donna: in lei rivedo Luciano ogni giorno. Certo, la mia vita è andata avanti, mi sono risposata, ma è chiaro che gli anni che ho trascorso accanto a Luciano resteranno sempre scritti nel cuore. E non solo a livello affettivo: lui mi ha insegnato tanto, anche umanamente. È stato per me un maestro di vita".

In che modo?

"Sicuramente Luciano vedeva sempre il lato positivo delle cose e riusciva a ‘volare alto’. Non si perdeva in battaglie o discussioni minime, ma cercava di capire il punto di vista dell’altro. In questo era il top e non credo che arriverò mai a eguagliarlo. Quando l’ho conosciuto, lui era già un uomo adulto, io una ragazza in formazione: pian piano, con il suo esempio, ho imparato a smussare gli angoli più aspri".

Cosa ritrova di Luciano in Alice?

"In lei c’è tantissimo del papà: sicuramente la determinazione, il suo senso di giustizia, la propensione verso il sociale e verso le grandi cause. In questo Alice è molto attiva e a me fa molto piacere, perché non è detto che a 19 anni tutti i ragazzi abbiano questa passione. Mette molto impegno in tutto ciò che fa, nello studio come nelle relazioni: all’università ha scelto i corsi dedicati a Sviluppo e cooperazione internazionale. Proprio il 6 settembre, giorno dell’anniversario del papà, dovrà sostenere un esame importante".

Cosa ammira nei ragazzi come Alice?

"La libertà con cui affrontano anche temi complessi. Durante l’estate appena trascorsa alla Casa Museo i giovani di ‘Radio Immaginaria’ hanno intervistato personaggi come Fabio Fazio o Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, sempre con un approccio molto franco, senza remore o pregiudizi. E guardando sempre al futuro. Ecco, spero davvero che i giovani come Alice possano sempre mantenere uno sguardo aperto, libero, responsabile".

Come celebrerete questo quindicesimo anniversario?

"Con il progetto ’Modena Città del Belcanto’ e la nostra Fondazione Pavarotti abbiamo previsto un ‘Rigoletto’ pensato per ogni tipo di pubblico, un’opera che ‘parlerà’ anche la lingua dei segni: è stata creata insieme ad associazioni che si occupano di non udenti, non vedenti e ragazzi autistici, perché tutti possano sentirsi accolti e godere della bellezza della musica. Credo che Luciano la amerebbe moltissimo. Intanto, con la Fondazione, continuiamo a portare il ricordo di Luciano nel mondo: saremo presto in Turchia e in Corea".

Sono anche trent’anni dal primo ’Pavarotti & Friends’...

"Sì, avremmo voluto festeggiarlo con una grande reunion di artisti, ma la situazione pandemica e la crisi internazionale non ce lo hanno permesso. Speriamo che il prossimo anno il mondo ritrovi un senso di pace e che quindi si possa realizzare il sogno di riabbracciare tanti amici di Luciano".

Lei li sente spesso?

"Sì, certo, e tutti noi vorremmo riproporre un momento di incontro fra lirica e pop, fra due mondi che Luciano ha saputo far dialogare".

Fu criticato per questo...

"Lo so, eppure è stato un innovatore, un precursore. Luciano aveva capito che l’opera doveva tornare nelle strade, arrivare a tutti, e lo ha fatto a più riprese, con i Tre Tenori, i concerti a Central Park o Hyde Park, e i Friends. Si è preso molte critiche, ma quello che faceva lui oggi lo fanno tutti".

Si farà il musical su Luciano?

"Sì, dopo la pausa forzata per il Covid, a Londra il progetto va avanti. C’è già uno script, una sceneggiatura, e ci sono le musiche di Jacob Collier, un astro nascente, vincitore di Grammy. Il debutto è previsto nel 2023".

Che Pavarotti racconterà?

"Il Pavarotti capace ancora e sempre di regalare un brivido. Come Luciano ha fatto con me e con tutti".