"Nessun limite di fedeli a messa" I giudici bocciano la stretta di Macron

Esultano i vescovi che avevano fatto ricorso contro il tetto di 30 partecipanti

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Per trenta fedeli non val bene una messa. Si potrebbe parafrasare così la celebre frase di Enrico IV di Borbone dopo la sentenza del Consiglio di Stato francese che, su ricorso dei vescovi, ordina al governo di rivedere, entro tre giorni, il suo decreto su un tetto massimo al numero di partecipanti alle cerimonie religiose. Trenta, in chiesa come nelle moschee e sinagoghe, nonostante nel paese sia stato allentato il lockdown durante il quale era vietata la celebrazione dei riti alla presenza dei laici. Centinaia di cattolici in quei giorni si erano inginocchiati fuori dalle chiese (foto), rivendicando il diritto a partecipare alla messa. "Il primo ministro deve modificare entro tre giorni le disposizioni – recita il verdetto –, adottando misure strettamente proporzionate per vigilare sui raduni e le riunioni negli edifici di culto". Il giro di vite del governo macronista aveva suscitato subito la contrarietà dell’episcopato. In cerca di una mediazione, i presuli avevano proposto (senza successo) un protocollo in base al quale si prevedeva uno spazio di 4 metri quadrati per fedele e un’occupazione parziale delle chiese.

Da qui il ricorso contro quella che in precedenza i vertici ecclesiali avevano definito una visione "accessoria" della fede. La giustizia amministrativa ha dato loro ragione per la gioia su Twitter dell’arcivescovo Eric de Moulins-Beaufort, presidente dell’episcopato: "ll Consiglio di Stato ha sospeso il provvedimento che limitava a 30 il numero di persone ammesse a partecipare alle cerimonie religiose. Le celebrazioni religiose possono riprendere senza questo limite di 30 persone. Santa prima domenica di Avvento!".

Giovanni Panettiere