Mercoledì 24 Aprile 2024

Neozelandese non fa rima con burocratese

Massimo

Donelli

Lo sapete che la Nuova Zelanda sul planisfero sembra un po’ l’Italia capovolta, no? Bene. Da ieri possiamo dire che nello stivale a sud-est dell’Australia anche la politica, rispetto alla nostra, è capovolta. Perché in quel lontano Paese sta per essere approvato definitivamente il Plain Language Bill, ossia un disegno di legge che prevede l’uso di un linguaggio semplice e comprensibile nei documenti ufficiali. Da noi, invece, una proposta analoga, presentata il 22 ottobre 2020 alla Camera dei deputati, è finita in uno dei mille cassetti della Commissione Affari Costituzionali. E lì dorme beata, nel generale disinteresse di coloro che un vecchio e mitico corsivista, Fortebraccio (alias Mario Melloni, 1902-1989), sul defunto quotidiano comunista l’Unità chiamava "lorsignori".

Così, per esempio, la Gazzetta Ufficiale della Repubblica il 24 luglio 2021 recitava: "Il comma 3 dell’articolo 68 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, è sostituito dal seguente: 3 Il versamento delle rate da corrispondere nell’anno 2020 e di quelle da corrispondere il 28 febbraio, il 31 marzo, il 31 maggio e il 31 luglio 2021 ai fini delle definizioni agevolate di cui agli articoli 3 e 5 del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2018, n. 136, all’articolo 16-bis del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, e all’articolo 1, commi 190 e 193, della legge 30 dicembre 2018, n. 145…".

Vi risparmio il resto di questo latinorum. Che disprezza i cittadini. E tradisce i costituenti. I quali, saggiamente, affidarono il testo finale della Carta al latinista Concetto Marchesi (1878-1957) affinché la ripulisse e la rendesse pienamente comprensibile. Come in effetti è. Davvero impossibile fare lo stesso con i testi di legge? Suvvia…