di Alessandro Farruggia Nel giorno in cui i corridoi umanitari per Mariupol e Volnovakha saltano, il premier israeliano Naftali Bennett lancia una mediazione che lo vede prima al Cremlino e poi dal cancelliere tedesco Scholz: sul piatto una offerta di tregua. In attesa degli sviluppi dell’iniziativa di Bennett, il decimo giorno dall’avvio dell’invasione dell’Ucraina è stato un altro giorno di morte e distruzione, con un Putin che lancia sempre più pesanti minacce all’Occidente e la tregua che resta ancora lontana. MEDIAZIONE ISRAELIANA Il premier israeliano, ebreo ortodosso, vola a Mosca nonostante lo Shabbat e, "dopo essersi consultato con Usa, Francia e Germania e in costante comunicazione con l’Ucraina", incontra Vladimir Putin, che aveva già sentito giovedì scorso. Dopo il lungo colloquio Bennett ha sentito il premier ucraino Zelensky ed è volato in Germania per incontrare il cancelliere Scholz. Il faccia a faccia con Putin è durato tre ore, formalmente sui temi della situazione ucraina, della tutela delle comunità ebraiche nei due paesi e dell’accordo sul nucleare iraniano, ma in realtà Bennett – che ha gestito la posizione israeliana, garantendo solidarietà con l’Occidente ma senza scavare un solco con Mosca – avrebbe sondato Putin su un cessate il fuoco in cambio del quale la Russia avrebbe una altrettanto immediato congelamento delle sanzioni internazionali. Questo porterebbe alla convocazione di colloqui di pace con format a sei – Russia, Ucraina, Usa, Bielorussia, Francia in rappresentanza dell’Ue, e Israele – con quest’ultimo a fare da mediatore. In questo contesto si parlerebbe di: Crimea (da riconoscere alla Russia); Donbass; non adesione dell’Ucraina alla Nato e limiti all’espansione dell’Alleanza Atlantica, compreso lo schieramento di truppe non nazionali nei Paesi dell’Est ora nell’Ue; adesione dell’Ucraina all’Ue. Putin si sarebbe riservato una risposta nei prossimi giorni. Oggi anche il turco Erdogan sentirà al telefono lo zar Putin. MARIUPOL NON RESPIRA Mosca ...
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