Martedì 23 Aprile 2024

Nella zona della movida Sola e senza cellulare fuori dalla discoteca Chiede aiuto: la stuprano

Fermato un 37enne marocchino con precedenti. La vittima ha 23 anni. Minacciata con un vetro rotto: "Ti ammazzo". Ha abusato di lei per sette ore. .

Nella zona della movida  Sola e senza cellulare  fuori dalla discoteca  Chiede aiuto: la stuprano

Nella zona della movida Sola e senza cellulare fuori dalla discoteca Chiede aiuto: la stuprano

di Marianna Vazzana

La serata in un locale della movida milanese. La mente annebbiata dall’alcol, uno sconosciuto che tende una mano per ritrovare il telefono rubato. Ma non appena riesce a portare la vittima nel suo rifugio a neanche un chilometro dalla discoteca, dentro un parcheggio multipiano, scatta la violenza. È la notte tra venerdì 31 marzo e sabato 1° aprile. Vittima una giovane italiana di 23 anni, che dopo essere stata presa a schiaffi si ritrova un coccio di bottiglia puntato al volto, come racconterà alla polizia. Poi viene costretta a sdraiarsi a terra, su un telo, in uno dei piani interrati del parcheggio, e violentata. Non solo. Sempre in balìa dell’uomo, deve anche sniffare cocaina. E resta con il suo stupratore per ore, almeno 7 secondo una prima ricostruzione, perché poi lui pretenderà anche di riaccompagnarla a casa al mattino, salendo a bordo di un mezzo pubblico come se nulla fosse accaduto e dopo essere stati in un bar. Imad Bourchich, 37enne marocchino senza fissa dimora e con precedenti, è stato fermato la sera di sabato mentre rientrava al suo ’covo’ dentro il parcheggio multipiano: l’accusa è di violenza sessuale. Chiesta dal pm la custodia cautelare, anche perché il trentasettenne ha precedenti: nel 2019, in provincia di Brescia, aveva aggredito con altri complici un’automobilista rapinandola e palpeggiandola. In Italia da 15 anni, è regolare dal 2021.

Sono le 23.40 di venerdì 31 marzo quando la ventitreenne esce in compagnia di alcuni amici. La ragazza ricorderà poi di aver bevuto circa tre cocktail alcolici e di essersi sentita male. All’uscita (erano circa le 3.40) "ricordo di essermi appoggiata su una macchina perché barcollavo. Ricordo che continuavo a guardare a terra, perché mi ero resa conto di non avere più il telefono". Probabilmente rubatole, insieme alle chiavi di casa, all’orologio, agli orecchini e alla fedina che indossava. "Un ragazzo mi ha detto che sapeva dov’era il mio telefono" e per questo lo segue, convinta che con lei ci sia anche uno dei suoi amici. Ma è sola. "Ricordo che io non stavo bene e biascicavo mentre parlavo. Il primo ricordo che ho è dentro il parcheggio, senza però sapere effettivamente come esserci entrata. Una rampa portava giù ma non riuscivo a capire a che piano eravamo". Al -2, si scoprirà.

"Io gli ho detto che me ne dovevo andare ma lui mi diceva di andare giù, tirandomi". Poi, gli schiaffi e le minacce: "Se non la finisci ti sfregio, se lo fai un’altra volta ti ammazzo". Con un grosso pezzo di vetro. Al minimo tentativo di reazione, altre minacce: "Non costringermi a sfregiarti". Poi la violenza. Nonostante la vittima abbia più volte ribadito di non volere. "Non è giusto, non voglio. Ma Allah cosa ne pensa?". Alla polizia dirà "ho pensato che avrei fatto tutto quello che voleva. Gli ho chiesto anche scusa", terrorizzata.

È mattino ("forse le 10") quando la ventitreenne riesce a uscire dal parcheggio, ’scortata’ dall’uomo fino a casa, dopo il passaggio in un bar. I filmati delle telecamere mostrano che la ragazza ha cercato più volte di allontanarlo. Sarà la coinquilina della giovane a chiamare il 112, mentre l’amica viene trasportata in ambulanza alla Clinica Mangiagalli dove la violenza sarà accertata. Prognosi: 21 giorni. I poliziotti della Squadra Mobile coordinati dal dirigente Marco Calì troveranno nel parcheggio il telo, i cocci di bottiglia e tutti gli oggetti del “rifugio“ descritti dalla vittima.