"Nel Qr-Code del Green pass tutti i nostri dati". App pirata, ora indaga il Garante

L’autorità mette in guardia: "Solo l’app ministeriale C19 protegge i cittadini ed è l’unica che va utilizzata"

Un ristoratore mostra sul cellulare la verifica regolare di un Green pass

Un ristoratore mostra sul cellulare la verifica regolare di un Green pass

Il Garante della privacy mette in guardia contro le app ’pirata’ per la verifica del Green pass, avvia un’indagine sui casi segnalati e ricorda a tutti gli italiani che l’unico strumento sicuro ai sensi della sicurezza dei dati personali è la AppC19 rilasciata dal ministero della Salute. Tutto ruota intorno al QR-Code, il quadrato di uso sempre più frequente in tanti momenti della nostra vita digitale. Nel caso del Green pass esso contiene dati come nome, cognome, codice fiscale, data di nascita e di somministrazione del vaccino ed anche eventuali tamponi effettuati. E qui si apre la potenziale trappola: mentre VerificaC19, l’app del ministero della Salute, proprio su input del Garante legge solo il ‘possesso’ o meno della certificazione verde, le app ‘pirata’ hanno accesso al pacchetto completo dei dati.

Si tratta di app pensate da produttori e sviluppatori anche di altri Paesi, che in alcuni casi chiedono una registrazione e un indirizzo e-mail per il download e trasferiscono i dati a terzi o a server esterni. I pericoli per la nostra privacy sono evidenti. Da qui la raccomandazione rivolta dal Garante a non scaricare app che "trattano dati in violazione delle disposizioni di legge". Raccomandazione che fa il paio con quella a non fotografare e pubblicare il QR-Code sui social: anche in questo caso, i nostri dati possono finire nelle mani di malintenzionati ed essere venduti o sfruttati per azioni fraudolente.