Nel mirino di Mosca L’attacco della Pravda "Meloni sta con la Nato Ha scelto l’abisso"

L’ex giornale simbolo dell’Urss: "Finge di non essere più euroscettica. Sulle lobby Lgbt rimane colpevolmente in silenzio". FdI esulta: ancora più evidente la nostra distanza dal putinismo

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di Giovanni Rossi

La Pravda mette in guardia l’elettorato italiano: Giorgia Meloni "ha scelto la strada per l’abisso". E spiega in dettaglio perché: "Anticipando che sarà una ferma atlantista e sostenitrice dell’Ucraina contro la Russia, la possibile nuova premier porterà l’Italia in una crisi più profonda". L’attacco in cirillico della testata online dell’ex quotidiano del Partito comunista sovietico (di stretta osservanza putiniana) rinforza le polemiche sulle ingerenze di Mosca nelle elezioni alle porte e al tempo stesso attiva un cortocircuito – quanto meno curioso – nei botta e risposta da campagna elettorale. Perché nessuno dei nemici giurati dello zar (da Enrico Letta a Carlo Calenda, da Luigi Di Maio a Matteo Renzi) rintuzza l’invasione di campo. E perché anche tra i fan antichi o in sonno del Cremlino (da Silvio Berlusconi a Matteo Salvini fino a Giuseppe Conte) nessuno difende la leader in pectore del centrodestra che, in cuor suo, quasi ringrazia la Pravda per l’autenticazione nel girone dei filoatlantici.

Scherzi di una campagna elettorale estiva dove se ne vedono di tutti i colori. Perché delle due l’una: o i media russi di regime scrivono sempre sotto dettatura del Cremlino, e allora il messaggio alla leader di Fratelli d’Italia ha il valore minaccioso di avvertimento. Oppure in Russia esiste una forma residuale di libertà d’espressione (seppur con strettissimo settaggio) e allora l’opinione della testata online dell’ex giornale simbolo dell’Urss, oggi assai decaduto, conta fino a un certo punto. O meglio conta come può contare l’editoriale online di una corazzata novecentesca convertita al web. In questo caso, nulla di così estremo rispetto a quella guerra ibrida e pervasiva – in rete e sui social – con tecniche molto più massive, automatizzate, raffinate e diversificate i cui rischi sono denunciati con forza dal Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica. L’ultimo appello trasversale del presidente Alfonso Urso (FdI) per un’adeguata percezione del pericolo fa il paio con la sorpresa per la mancata solidarietà alla Meloni "così duramente attaccata per le sue posizioni europee e atlantiche".

Nel suo articolo sulla leader di Fratelli d’Italia, la Pravda non si limita a immaginare profezie di sventura per un’Italia a destra e risolutamente pro Kiev contro ogni dichiarata aspettativa dell’attuale numero due del consiglio di sicurezza russo Dmitri Medvedev. Attingendo al repertorio storico della protagonista, la Pravda ipotizza niente meno che uno scenario di opportunistico nascondimento: "L’ex euroscettica Meloni – suggerisce la Pravda – ora non osa esserlo e si comprende perché: nella situazione attuale dell’Unione europea, non sarebbe in grado di definire un programma di coalizione né di qualificarsi per le elezioni. Quindi – continua la testata moscovita – Giorgia Meloni nega coraggiosamente i sospetti di assistenza russa e mantiene il silenzio sulla sua opposizione all’immigrazione e su quella che ha definito la lobby Lgbt. Ritiene che l’Italia non dovrebbe essere ‘l’anello debole dell’Occidente’ e che dovrebbe invece dare prova di essere una ‘nazione orgogliosa e fedele che si scrolla di dosso lo stereotipo della nazione degli spaghetti e del mandolino’" (immagine che sfuma gli scenari più cupi).

"Quanto scritto rende ancor più evidente la distanza di FdI dal putinismo, con cui abbiamo dimostrato sin dall’inizio di non avere nulla a che spartire", si arrabbia il deputato Galeazzo Bignami, mentre Andrea Delmastro Delle Vedove, capogruppo del partito in commissione Esteri, testimonia "non solo quanto FdI sia distante dal putinismo", ma anche la plastica coincidenza di visioni tra "la grammatica del Cremlino" e "quella del centrosinistra", i cui leader sono invitati a prendere "immediatamente le distanze per non essere complici". Invito non raccolto. Primo Di Nicola, ex M5s e ora capogruppo al Senato di Impegno civico, la vede così: "A proposito della solidarietà per Giorgia Meloni presunta vittima della Pravda, il vero grande problema per il futuro è questo: l’alleanza con autocrati alla Orban o alla polacca, per non parlare dei legami con i post franchisti spagnoli di Vox". Altro che guerra ibrida. Caso mai, valoriale e identitaria.