Giovedì 25 Aprile 2024

Nel cuore di Istanbul La Turchia non crede al cambiamento "Trionferà Erdogan"

Sultano al ballottaggio (28 maggio), ma l’opposizione è pessimista: "Ormai è finita". Per tutti il rivale Kilicdaroglu è già lo sconfitto.

di Marta

Ottaviani

"Bitti, zaten". Ormai è finita. Non è il triste epilogo di una storia d’amore, ma quello che ieri, off the records, rispondevano gli esponenti dell’opposizione turca, alla domanda se il loro leader, Kemal Kilicdaroglu, ce la farà o meno a battere Erdogan al secondo turno per le elezioni presidenziali, previsto per il prossimo 28 maggio. La versione ufficiale è quella che si continuerà ad andare avanti fino all’ultimo. Ma il presidente della Repubblica è avanti di quasi cinque punti e se da una parte c’è chi lo dà per vincitore, dall’altra c’è già chi giudica l’operato di quello che viene giudicato il perdente per eccellenza di queste elezioni, ossia colui che fino a ieri veniva chiamato con enfasi ‘il Gandhi della politica turca’.

"Kilicdaroglu è il vero sconfitto di queste elezioni – scrive Abdulkadir Selvi, giornalista del quotidiano Hurriyet –. Ha perso due volte. Non solo alle presidenziali, con Erdogan che al secondo turno parte in netto vantaggio, ma anche alle politiche. La sua coalizione con sei partiti dentro ha avuto un risultato modesto, mentre quella di Erdogan ha una maggioranza solida". Bocciato senza appello, insomma. Gli umori non sono dei migliori nemmeno in casa curda. Il Ysp, il Partito della sinistra verde, ha superato lo sbarramento del 7%, ma porta in Parlamento appena 62 deputati sui 100 che avevano previsto, sondaggi alla mano. "Non siamo contenti di questo risultato, le aspettative erano molto più alte – spiega Zeynep Ucar, dirigente del partito –. Faremo opposizione leale in Parlamento. Non perdiamo la speranza di vedere una Turchia più democratica".

La brutta notizia, però, è che la Tbmm, la Grande Assemblea Nazionale Turca, ha una nuova composizione poco rassicurante. Nella coalizione islamo-nazionalista del presidente Erdogan siederanno anche tre deputati dell’Huda Par, il partito degli Hezbollah turchi, e cinque deputati dello Yeni Refah Partisi, un partito ultra islamico. Le brutte notizie non sono finite. Anche la componente ultra nazionalista è fin troppo ben rappresentata. Ne sia prova il fatto che il grande outsider di queste elezioni, Sinan Ogan, che ha conquistato oltre il 5%, è un ex deputato del Partito Nazionalista, che ha lasciato perché troppo moderato. Proprio lui con il suo tesoretto di voti potrebbe fare la differenza al ballottagglio del 28, anche se il trionfo di Erdogan appare scontato.

"Non ho ancora deciso chi sosterrò al ballottaggio – ha dichiarato ieri –. Per me sarà determinante la stabilità del Paese". Che, tradotto, significa niente diritti ai curdi. La Turchia è sempre più chiusa e vetero-conservatrice. Per accorgersene basta parlare con le persone per strada. "Se vince Kilicdaroglu – dice Ahmet, che ha un negozio vicino all’Istiklal Caddesi, nel centro di Istanbul – allora i curdi avranno un Kurdistan indipendente. Non possiamo permetterlo". Cronache da una Turchia, un tempo promessa sposa dell’Europa, che anziché andare avanti, sta tornando indietro di decenni.