Nel campo largo Letta si ritrova solo Rabbia Pd, ora la strada è in salita

Il segretario dem furibondo: "Giorno triste". Il partito fa pressing: "Ripartire da chi ha votato la fiducia"

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di Ettore Maria Colombo

ROMA

Per il Pd, l’indegna sceneggiata del Senato, la fine del governo Draghi, le dimissioni in arrivo, la corsa folle verso il voto a ottobre, sono "l’ora più buia". Quella della vergogna (per le scelte altrui) e pure della rabbia e del disonore. Sempre per gli altri, però: centrodestra e 5 Stelle. Tutti "traditori". Il centrodestra di governo perché ha strappato, alla fine, facendo saltare il patto di governo e di maggioranza, e il tappo del voto. I grillini perché la crisi l’hanno causata loro, per primi.

"Tre grandi partiti hanno deciso di mettere fine a questa esperienza, in particolare la decisione di Berlusconi e di Salvini di togliere la fiducia, che ha seguito la scelta del M5s di una settimana fa di aprire la crisi. Per noi oggi è un giorno triste e drammatico per l’Italia" dice, ai microfoni del Tg1, il segretario del Pd. Enrico Letta è furibondo, ma le ha provate tutte. Ha blandito, ieri, per un giorno intero, e tutti i giorni precedenti, Giuseppe Conte, cercando di farlo rinsavire. Inutile. Ora con i 5 Stelle sarà rottura. Totale. Non uno della sinistra interna, anche big, potrà alzarsi e dire il contrario, modello Bettini. "Bertinotti fece cadere Prodi nel 1998. Nel 2001 l’Ulivo rifiutò l’alleanza. Erano passati tre anni. Enrico è come Prodi: certe cose non le dimentica" spiega chi conosce la psicologia del suo leader. Si dice che Letta abbia cercato pure Berlusconi, tramite zio Gianni (Letta), per farlo ragionare, ma non c’è stato niente da fare: e Conte, anche nell’ultimo, drammatico, vertice a tre, quello di ieri pomeriggio, con Conte e Speranza, al Senato (fintamente smentito, ma che c’è stato), non ha sentito ragioni. Il campo largo, dunque, è finito. Devastanti le conseguenze: primarie in Sicilia, governo comune in Lazio, alleanza in Lombardia e la certezza di perdere le Politiche.

Letta il giorno prima era "ottimista", ora al fiele: "In questo giorno di follia il Parlamento decide di mettersi contro l’Italia. Noi abbiamo messo tutto l’impegno possibile per evitarlo e sostenere il governo Draghi. Gli italiani dimostreranno ale urne di essere più saggi dei loro rappresentanti".

Il centrodestra alle politiche è il nemico da battere. I 5 Stelle non potranno essere un alleato. Con i centristi è diverso, andrà fatto un ragionamento. L’idea è quella di un Fronte Repubblicano. Renzi (Iv), Di Maio (Ipf), Tabacci (Cd), altre forze civiche, più la sinistra (Art 1, i rosso-verdi) potrebbero pure starci. "Chi vorrà misurarsi da solo" – dicono nel Pd – come Calenda rischierà molto: in coalizione la soglia di sbarramento è all’8". "Bisogna ripartire da chi ha votato la fiducia al governo Draghi" dice a un amico Simona Bonafé, segretario regionale della Toscana. Ed evitare, dice Lele Fiano, che il centrodestra con il 48% dei voti e il 62% dei seggi "faccia il semi-presidenzialismo, cambi la Costituzione da solo". Un fronte repubblicano per evitare l’incubo, ma con una certezza: cinque anni all’opposizione.