Giovedì 18 Aprile 2024

Nomine Rai, nel blitz la manina di Di Maio. Conte ko

Il retroscena: secondo molti grillini il ministro degli Esteri non è scontento di come sono andate le cose

Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio

Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio

Capita la trappola, Giuseppe Conte ha subito convocato la sua "war room grillina", nel tentativo di capire - a caldo - se davvero dietro le nuove nomine Rai, che hanno messo alla porta il Movimento non ci sia anche qualcosa di più grave, ovvero una manovra di ‘assestamento’ delle forze politiche in vista della nomina più importante, quella del nuovo Capo dello Stato. Con il M5s contiano destinato alla marginalità decisionale.

Ma prima dei "massimi sistemi", gli uomini più vicini a Conte hanno visto altro dietro questa debacle, ovvero l’ennesima coltellata ‘a distanza’ da parte del "governativo" Luigi Di Maio, ieri assente per impegni di ministero, ma molto, molto presente in spirito in quel tavolo a Palazzo Chigi che ha chiuso l’ennesima battaglia intorno al controllo della tv pubblica, con una "quadra" benedetta dallo stesso Draghi, sotto lo sguardo critico del ministro Federico D’Incà. Un’intesa conclusa senza che Conte sia stato ascoltato: "Aveva assicurato - racconta una fonte - che si sarebbe potuto trovare un accordo, per il Tg1, su un nome terzo rispetto alla Maggioni, troppo vicina a Renzi per poter essere digerita. Poi, ad un certo punto, non si è sentito più nessuno...".

Allora, chi ha dato il via libera alla Maggioni per il Tg1? Ebbene, è lui, Di Maio, il principale imputato di questa situazione, ovvero la mancata conferma di Giuseppe Carboni al Tg1, uomo di stretta osservanza del portavoce storico di Conte, Rocco Casalino, con cui il ministro degli Esteri ha un vecchio - ma ancora aperto - conto in sospeso.

Eccolo, dunque, l’ennesimo braccio di ferro che si palesa, dentro i 5 stelle, tra Conte e il responsabile della Farnesina, da cui Conte esce brutalmente sconfitto, con la scelta di un Aventino televisivo che nessuno comprende. "Sta dicendo - la frase velenosa di un big grillino - che ha provato a lottizzare la Rai e non c’è riuscito". "Un conto è fare una battaglia prima delle nomine - ecco un’altra voce grillina di peso - un altro è portarla avanti dopo per mostrarsi sconfitto. Non serve".

Il "gran rifiuto" degli schermi della tv pubblica è "fuor di logica", si dice, anche perchè, sullo sfondo, s’intravede una partita per il Quirinale da cui i contiani temono di venir esclusi mentre quelli vicini a Di Maio no, anzi, "evidenza" che ha reso l’ex premier molto cauto; la maggioranza dei gruppi vuole Draghi ancora palazzo Chigi, lui, invece, cerca un outsider per "far saltare i giochi".