Negata l’estradizione di Assange L’ira Usa: "Londra ci ha deluso"

La giudice respinge la richiesta di Washington "Il fondatore di Wikileaks è a rischio suicidio"

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Il Regno Unito ha negato l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti, che hanno espresso "estrema delusione", mentre il Messico si è detto pronto a offrire asilo politico al fondatore di Wikileaks, che ora attende il verdetto – previsto per mercoledì – sulla richiesta di libertà vigilata depositata dai suoi legali. Per la giudice Vanessa Baraitser, della corte penale londinese di Old Bailey, il programmatore australiano potrebbe togliersi la vita se trasferito in Usa, dove deve rispondere di 18 capi d’accusa per rivelazione di segreti di Stato, pirateria informatica e spionaggio, imputazioni che potrebbero costargli fino a 175 anni di carcere.

All’udienza era presente la compagna e avvocatessa Stella Morris, con cui Assange ha avuto due figli nei lunghi anni di permanenza nell’ambasciata dell’Ecuador, che gli aveva offerto protezione dal 2012 al 2019. Fuori dal tribunale, dopo la sentenza, è scoppiata l’esultanza dei suoi sostenitori (foto sopra), che hanno sventolato striscioni che inneggiavano alla libertà di stampa. Il governo di Washington ha ora 14 giorni di tempo per ricorrere contro la sentenza e il rappresentate legale dell’ambasciata Usa a Londra ha già preannunciato che il ricorso verrà presentato al più presto.

Le migliaia di documenti riservati diffusi da Wikileaks nel 2010 hanno gettato luce su pagine imbarazzanti della storia americana. "Se da una parte siamo estremamente delusi dal verdetto finale della corte, dall’altra siamo gratificati che sia stata data ragione agli Usa su tutte le questioni legali sollevate", ha dichiarato in una nota il portavoce del dipartimento di Giustizia Usa Marc Raimondi, che comunque ha sottolineato: "Continueremo a chiedere l’estradizione di Assange negli Stati Uniti".

Per adesso Assange rimane nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, a Londra, dove sta scontando una condanna a 50 settimane di reclusione per violazione dei termini della libertà vigilata, che ora i suoi legali sperano di riguadagnare su cauzione. Il presidente messicano, Andres Manuel Lopez Obrador, ha intanto offerto asilo politico al programmatore. "Chiederò al ministro degli Esteri di intraprendere tutto il necessario per sollecitare al governo britannico la liberazione del signor Assange e perché il Messico gli offra l’asilo politico", ha dichiarato Obrador.