'Ndrangheta a Milano, un carabiniere e un ex poliziotto complici della malavita per controllare il servizio catering di San Siro

Con l'aiuto dei due agenti e di imprenditori compiacenti il clan dei Martino cercava di gettare fango sull'azienda che curava i rinfreschi del Milan per poi sostituirla FOTO / VIDEO / LE INTERCETTAZIONI

'Ndrangheta a Milano, un frame dei video dei carabinieri che ritrae Giulio Martino (polo grigia)

'Ndrangheta a Milano, un frame dei video dei carabinieri che ritrae Giulio Martino (polo grigia)

Milano, 16 dicembre 2014 - 'Ndrangheta a Milano, nel buco nero della malavita finiscono anche due agenti, un carabinieri e un ex poliziotto. Ci sono il carabiniere Carlo Guido Domenico Milesi in servizio presso l'ispettorato del lavoro, l'ex poliziotto Marco Johnson oltre a tutta una serie di imprenditori "che nascono come vittime per l'esistenza di crediti che non riescono recuperare attraverso il tribunale civile per cui si rivolgono l'associazione mafiosa e finiscono inevitabilmente per essere risucchiati da organizzazione mafiosa" tra le 59 persone destinatarie di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Gennaro Mastrangelo ed eseguita oggi dai carabinieri del nucleo investigativo con 450 uomini in tutta Italia.

Un'ordinanza che ha colpito un'associazione di stampo mafioso capeggiata dai fratelli Giulio e Vincenzo Martino, originari di Reggio Calabria e già condannati a metà degli anni Novanta dopo aver operato con la cosca Libri a Milano, in piazza Prealpi e viale Certosa, per circa un decennio. "A distanza di vent'anni si scopre che non è cambiato nulla", ha dichiarato in conferenza stampa il pubblico ministero Marcello Tatangelo, titolare dell'inchiesta nata un anno e mezzo fa dall'incendio di una macchina di un imprenditore insieme alla collega Paola Biondolillo. "All'indomani della scarcerazione - ha detto il magistrato - i fratelli Martino hanno ridato vita operativa all'associazione mafiosa, esercitando sempre in piazza Prealpi e viale Certosa". Circa 140 i capi di imputazione contestati a vario titolo ai 59 destinatari di misura, di cui 56 finiti in manette e tre ancora mancanti all'appello (due bulgari che si trovano nel paese d'origine e un italiano in Svizzera). Oltre al reato associativo, sono contestati numerosi reati fine: traffico di ingenti quantitativi di droga (cocaina e hashish), usura, armi da guerra, estorsione. Ma il dato che "purtroppo" sottolineano ancora una volta gli investigatori, è quello degli imprenditori "intranei all'organizzazione mafiosa".

In manette, con le accuse di associazione di stampo mafioso e concorso in falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico e corruzione, è finito per esempio Cristiano Sala, imprenditore milanese attivo nel settore del catering, titolare fino al fallimento nel 2010 della holding "Il maestro di casa", capogruppo di una serie di società che gestiva a San Siro la ristorazione per conto dell'Inter. Dagli accertamenti è emerso che dopo il fallimento, Sala ha accumulato una serie di debiti, in particolare con l'imprenditore Marco Santulli, pure arrestato per concorso in estorsione aggravata dall'aver agevolato un'associazione di stampo mafioso. In manette anche lui perché, se Sala per far fronte all'ingente debito maturato si è rivolto a esponenti della locale di Desio in cerca di protezione, Santulli si è rivolto alla cosca dei Martino. Entrambi poi finiscono "risucchiati" dall'organizzazione perché, da un incontro tra i due gruppi mafiosi nel dicembre 2011, i fratelli Martino escono con il riconoscimento del maggior peso del proprio potere e dunque con il riconoscimento del credito di Santulli su Sala. Di conseguenza, quest'ultimo finisce per mettersi a disposizione dei Martino. Ed è qui che entrano in gioco il carabiniere infedele e l'ex poliziotto.

Per subentrare nel 2014-2015 alla It srl nell'appalto per il catering affidatole dalla società Milan Calcio, Sala in concorso con l'ex poliziotto e il carabiniere s'ingegna per far finire in guai mediatici e penali la concorrente. Così l'ex poliziotto Marco Johnson scrive una relazione di servizio in cui si denuncia la presenza di lavoratori stranieri clandestini presso la It srl così la procura delega al nucleo ispettorato del lavoro dei carabinieri un'ispezione. L'organizza in grande stile, con un grosso spiegamento di uomini, l'appuntato Milesi il 16 dicembre 2013 in occasione della partita Milan-Roma, dando il via a un'indagine. Il carabiniere poi si reca più volte in autonomia a parlare con i dirigenti del Milan Calcio per convincerli a estromettere It, millantando una compromissione della società nei guai penali della concorrente di Sala. Non solo, passa a un giornalista ignaro di un quotidiano l'informativa sull'ispezione, pilotando così un articolo che di fatto scredita It. Il piano viene bloccato dall'arresto per droga, nel marzo 2014, di Giulio Martino, mentre dalle intercettazioni già in corso su Sala emerge la falsa notizia di reato a carico di It per violazioni della normativa sul lavoro.