'ndrangheta, l'accusa: "Patto Pagliani-Sarcone, volevano contrastare il prefetto"

L'intreccio fra affari sporchi e politica nelle intercettazioni FOTO - VIDEO1 - VIDEO2 - VIDEO3.

Giuseppe Pagliani

Giuseppe Pagliani

Reggio Emilia, 29 gennaio 2015 - «GIUSEPPE ti dico sono gente che? i voti ti porteranno in cielo... guarda... però devi essere tu a consigliare e dire quello che bisogna fare...».

C’era un accordo tra il consigliere comunale di Forza Italia Giuseppe Pagliani e Nicolino Sarcone, considerato il boss che coordina la zona di Reggio. «Il 2 marzo – si legge nell’ordinanza – ha luogo il primo summit tra il politico reggiano, Pagliani, e gli esponenti della cellula reggiana nell’ufficio di Nicolino Sarcone».

Oltre a Sarcone partecipano Antonio Muto (1955), Alfonso Paolini, Gianluigi Sarcone, fratello di Nicolino, e Pasquale Brescia. Era stato invitato anche Giuseppe Iaquinta, ma ha detto che aveva un impegno.

IL GRUPPO ha un problema: le interdittive antimafia del prefetto che colpiscono al cuore gli affari della cosca. Bisogna intervenire e bisogna farlo cercando di far passare i destinatari dei provvedimenti prefettizi come vittime della discriminazione: colpiti perché cutresi. Per realizzare questo obiettivo individuano in Giuseppe Pagliani un possibile referente. Così Alfonso Paolini lo chiama e gli fissa un appuntamento con Sarcone.

«Egli non si fa scrupolo alcuno di recarsi nell’ufficio di un soggetto imputato del reato di cui all’articolo 416-bis davanti al Tribunale della città in cui opera – si legge nell’ordinanza – non formula alcuna richiesta in merito ai soggetti che parteciperanno al summit, anzi dà mostra di conoscerli perfettamente e di essere loro amico».

Il gip Alberto Ziroldi, sottolinea per i due, Pagliani e Sarcone, «la convergenza di interessi che è fondamento e giustificazione dell’accordo politico-mafioso». Cioè «l’identificazione del medesimo obiettivo, traguardato da due angolature solo apparentemente divergenti. Per Sarcone occorre contrastare alle fondamenta l’iniziativa prefettizia e l’offensiva mediatico-istituzionale antimafia che si sta sviluppando a Reggio a per mano in particolare della presidente della Provincia Sonia Masini». Per Pagliani, «mettere a disposizione ‘...il PdL’, per andare ‘contro la Masini, contro la Sinistra, anche per la discriminazione...’, sfruttando la potenzialità elettorale dei ‘cutresi’ per sconfiggere politicamente la Masini».

A SEGUITO di quell’incontro, viene organizzata la cena del 21 marzo 2012 a cui partecipano molti imprenditori calabresi, tra loro anche persone destinatarie di interdittive e che ieri sono state arrestata per associazione a delinquere di tipo mafioso , tra cui Michele Colacino, imprenditore nel settore dei trasporti, a cui sono state bruciate due auto e che è stato destinatario di un’interdittiva.

Al ritorno dalla cena è lo stesso Pagliani a ribadire in una conversazione intercettata e riportata nell’ordinanza. Parlando con la fidanzata dice: «Non vogliono usare altre linee, vogliono usare il partito, proprio il... il Pdl per andare contro la Masini, contro la Sinistra». E ancora, riferendosi alla Masini: «Adesso le faccio una cura come dio comanda, adesso le faccio fare una curetta giusta».