Giovedì 18 Aprile 2024

Naufragio in Calabria: i migranti morti salgono a 66. Lo strazio dei riconoscimenti

Recuperati altri due corpi, di un uomo sulla trentina e un bambino di 5 o 6 anni. Piantedosi: "L'imbarcazione non ha chiesto aiuto"

Crotone, 28 febbraio 2023 - Le bare sono allineate nel Palazzetto dello sport di Crotone, il PalaMilone. Solo su 23 c'è un nome, sulle altre la sigla usata per l'identificazione dei migranti morti nel naufragio davanti alla costa della Calabria, a Steccato di Cutro. Vittime salite a 66 dopo il ritrovamento in mare, oggi pomeriggio, dei corpi di un uomo sulla trentina e di un bambino dell'apparente età di 5 o 6 anni. E, mentre infuriano la polemica politica e quella sulla tempestività dei soccorsi con il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi che l'imbarcazione "non ha chiesto aiuto", proseguono le attività medico-legali per il riconoscimento delle salme. 

Migranti Cutro, i racconti del viaggio infernale. "Sul ponte a turno per respirare"

Le bare dei migranti morti nel naufragio nel Crtononese (Ansa)
Le bare dei migranti morti nel naufragio nel Crtononese (Ansa)

Rappresentanti delle comunità straniere delegati da parenti delle vittime hanno fatto la spola: ognuno aveva con sè le foto inviate dai Paesi di provenienza e, insieme agli agenti della scientifica, guardavano su un display le immagini dei cadaveri per i raffronti. Le grida di disperazione udite sin da fuori il Palamilone confermavano il riconoscimento di una salma. Donne e uomini arrivati da Austria e Germania che hanno pianto i loro morti e urlato il proprio dolore. Per loro è stato attivato un supporto psicologico, mentre colpisce la storia di un'ottantenne di Botricello (Catanzaro), che ha deciso di mettere a disposizione i loculi della cappella di famiglia per alcuni dei bambini morti. "Quello che ho visto mi ha toccato nel profondo e ho pensato di fare qualcosa", ha raccontato Nicoletta Parisi, vedova e madre di tre figli.

Intanto i racconti dei superstiti delineano meglio i contorni della tragedia. Gli scafisti erano giunti in prossimità della costa calabrese già sabato, ma volevano attendere il giorno successivo per lo sbarco perché essendo domenica e col mare molto mosso, pensavano di non incontrare pattugliatori delle forze dell'ordine: ha riferito uno dei sopravvisuti, la cui testimonianza è contenuta nel decreto di fermo. E sarebbero stati sempre gli scafisti (due maggiorenni e un minore) a impedire di chiamare i soccorsi, visto che uno dei tre disponeva di un apparecchio per inibire le onde radiotelefoniche.