Nato ed Europa Meloni segue la rotta tracciata

Gabriele

Canè

Per essere stata l’unica, vera leader di opposizione, sembra un paradosso la continuità di Giorgia Meloni rispetto alla precedente maggioranza. In politica estera, almeno. Paradosso apparente, visto che su questo terreno a Draghi i problemi li hanno creati semmai i balbettii di partiti della sua coalizione; gli stessi alleati su cui la neo premier certamente vigilerà con nervi saldi e santa pazienza. Intrecci in questo caso virtuosi della politica. Non solo perché la nostra posizione era e resta quella corretta: un Paese centrale nella geopolitica occidentale che sta senza tentennamenti dalla parte dell’Occidente. Draghi l’Amerikano. Perché? Doveva essere neutrale come i marciatori di una pace che farebbe comodo solo a Putin? Questo è stato Draghi. Questo è stata ed è la Meloni. Bene. Poi, è ovvio che come ad ogni partenza di un nuovo esecutivo si faccia la fotografia del momento rimarcandone i contorni. Così, è giusto sottolineare il fatto che le prime telefonate della nuova inquilina di Palazzo Chigi non siano state a Orban, ma a Europa, Usa, Nato, e al bunker di Zelenski. Ed è certo interessante il feeling con Macron, senza mai dimenticare che l’amore della Francia cresce quando cala quello con Berlino, e scende appena si rinsalda l’asse franco-tedesco. Per ora è bene per il sistema Italia che l’Europa abbia saputo che l’euroscettica Giorgia non cambia il gioco di squadra sui grandi temi dell’energia e della difesa dell’Ucraina; con l’obiettivo della pace, non come pare a Mosca, però. È bene che sappia che su tante cose il governo di centro destra avrà da discutere, peraltro in buona compagnia, visto che di neo sovranisti o più semplicemente di egoisti la crisi ne fa germogliare in tutte le cancellerie, ma Roma resta al suo posto nel mondo. Con il marchio Meloni, ovvio. Che nelle attuali trincee della politica estera la pensa da capo del governo, come quando era leader di lotta.