Via i crocifissi, canti arabi a Natale. Crociata alla rovescia nelle scuole

Ecco il giro d'Italia dei simboli negati. La politica protesta a una voce

Il crocefisso in un'aula

Il crocefisso in un'aula

Milano, 28 novembre 2015 - PRIMA i crocifissi che spariscono dalle aule, poi lo sfratto del Natale, che non può essere soltanto il momento dell’anno in cui un bizzarro signore con evidenti problemi di sovrappeso, tenacemente aggrappato alla moda con la sua barba hipster e una vistosa mise, si ostina a vagare per le nostre città per distribuire regali e caramelle ai bambini. È ben altro il Natale. Perlomeno, dovrebbe. A quanto pare non a Rozzano, hinterland milanese, raccontano le cronache, dove si celebrerà la Festa dell’Inverno, così come negli asili di Rho, che è poco distante, «per il rispetto delle diversità», mentre del Natale, casomai, se ne riparlerà a gennaio, il giorno 21. Forse neppure a Casazza, nella Bergamasca, se davvero non è solo una questione di compatibilità artistica che ha portato all’esclusione di un canto come Adeste Fideles dalla scaletta di una manifestazione per gli scolari. Forse neppure a Romano d’Ezzelino, Veneto, dove secondo l’europarlamentare leghista Mara Bizzotto i canti natalizi della nostra tradizione saranno sostituiti nel concerto per le scuole da canti in arabo e nelle lingue africane «per il timore che i nostri canti possano offendere i bambini stranieri e di fede islamica».

C’È STATO recentemente il caso delle terze elementari delle Matteotti di Firenze, cui è stata vietata la gita d’istruzione alla mostra Bellezza Divina allestita a palazzo Strozzi, con la celebre Crocifissione bianca di Chagall, il dipinto preferito da papa Francesco, e opere di Van Gogh, Guttuso, Millet, Munch, Matisse, Picasso, le sculture di Fontana, «per venire incontro alla sensibilità delle famiglie non cattoliche visto il tema religioso della mostra», è la motivazione del consiglio interclasse, per giustificare una scelta che il sindaco di Firenze Dario Nardella ha definito «insensata». C’è poi la scuola di Busto Arsizio, dove la preside ha vietato la celebrazione della messa di Natale all’interno del cortile, mentre in altri istituti è stato abolito il presepe, come a Monticelli d’Ongina, nel Piacentino, o a Leinì, provincia di Torino, mentre in Sardegna, a Decimomannu, è stata negata al parroco la benedizione delle aule per Pasqua. Non può consolarci che in Inghilterra un editore per bambini abbia messo al bando Peppa Pig, perché il maiale urterebbe la sensibilità religiosa di musulmani ed ebrei. Figuriamoci, allora, i Tre porcellini.

EPISODI che hanno innescato la reazione bipartisan della politica: non solo un prevedibilmente scatenato Matteo Salvini, che ha cercato invano dai microfoni di Radio Padania il preside di Rozzano («Pensate quanto ci prendono per coglioni quelli dell’Isis»), ma anche centrodestra e centrosinistra chiedono al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, di farsi sentire. Si moltiplicano le iniziative di segno opposto, vedi Presepiamo in Toscana, ma vista la stagione la notizia non dovrebbe sorprendere. «La cosa paradossale» dice il parlamentare pd Khalid Chaouki, «è che molte volte insegnanti e presidi, pensando di fare del bene, rendono ancora più difficile la convivenza e il dialogo». Volendo dare un senso a un «fatto insensato», forse è proprio così.