Giovedì 25 Aprile 2024

Napoli nel pallone Corridoi per i soccorsi e Vesuvio blindato "È qui la festa scudetto"

Domani la squadra può vincere il terzo tricolore, città invasa dai tifosi: un milione nelle strade. I medici: vie di fuga per le ambulanze. Lo scrittore De Giovanni: il nostro riscatto dopo 33 anni, andrà tutto bene.

Napoli nel pallone  Corridoi per i soccorsi  e Vesuvio blindato  "È qui la festa scudetto"

Napoli nel pallone Corridoi per i soccorsi e Vesuvio blindato "È qui la festa scudetto"

di Matteo

Massi

L’ingegnere l’ha già detto: lui, il 4 giugno, andrà sulla tomba di Diego Armando Maradona a festeggiare il terzo scudetto del Napoli. Alla faccia della scaramanzia. L’ingegnere è Corrado Ferlaino, 91 anni, e il volo intercontinentale non lo spaventa neanche alla sua veneranda età. È l’uomo che ha portato Maradona a Napoli e l’uomo degli unici due, in attesa del terzo, scudetti della squadra partenopea. "Maradona – dice lo scrittore Maurizio De Giovanni, napoletano e tifoso del Napoli –. Fa parte del pantheon della nostra città. Come fanno parte Massimo Troisi, Pino Daniele, Totò e San Gennaro. In questo scudetto c’è anche la sua mano e domenica o quando arriverà lo scudetto, tutti i napoletani avranno un pensiero sicuramente per lui".

I riti scaramantici, anche a Napoli, sono saltati da tempo. Si parla, senza fare gli scongiuri, di scudetto. Troppo il distacco dalle inseguitrici per non credere che sia dietro l’angolo. E gli angoli di Napoli sono tutti già colorati di azzurro. In via Emanuele De Deo, Quartieri Spagnoli, il pellegrinaggio è ininterrotto. Lì, c’è il primo murales dedicato al santo peccatore di Napoli, Maradona, cui è stato dedicato da un paio di anni lo stadio che un tempo si chiamava San Paolo. Al pellegrinaggio non si sottraggono nemmeno i turisti, spinti più che altro dalla curiosità di vedere come Napoli – quella sempre in bilico tra gioia e disperazione – si sta preparando ai festeggiamenti. Che saranno imponenti, giganteschi perché il pallone, nonostante tutto, nonostante gli spezzatini televisivi, i milioni di euro dilapidati, rimane – come ebbe a dire Pier Paolo Pasolini – l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. Così sacra, che nella città dell’eduardiano "te piace o’ presepe", si sono messi avanti: già dallo scorso Natale fanno le statuine di Victor Osimhen, l’uomo in maschera (e per il momento la mascherina col tricolore è stata messa in naftalina, ancora la scaramanzia), il capocannoniere dell’inflessibile legge del gol. "Sono passati trentatré anni dall’ultimo scudetto – racconta ancora De Giovanni – e la città è cambiata completamente. Così come sono due epoche completamente diverse.

Allora era una Napoli che tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 pagava ancora lo scotto del post terremoto, di una ricostruzione fatta male, con la criminalità organizzata che si prendeva le prime pagine dei giornali per le faide tra i clan di camorra e si continuava a sparare. La Napoli di adesso è una capitale europea a tutti gli effetti, con gli aumenti degli arrivi dei turisti che sfiorano anche le tre cifre in alcuni periodi dell’anno".

E così una città intera dopo un’astinenza da scudetti che dura da trentatré anni (numero che si affrettano nelle ricevitorie a giocare al lotto) e che altro non è che il 3 (come gli scudetti) che si ripete due volte, si prepara a una festa che se viene calcolata, solo in numeri, dovrebbe attestarsi attorno al milione di presenze. Ma che più di qualche preoccupazione non può che destarla per l’ordine pubblico. Il governo del calcio ha fatto il suo: la partita contro la Salernitana, un derby tra l’altro, si giocherà domani alle 15, in contemporanea con l’altra sfida Inter-Lazio da cui dipendono le sorti di una vittoria anticipata del tricolore. Per i profani del calcio: in caso di successo del Napoli con la Salernitana e di contemporanea sconfitta della Lazio, si potrà festeggiare. Altrimenti dal 2 maggio ogni altra giornata sarà buona per fare festa.

A esempio è stato blindato il Vesuvio perché si teme un’eruzione di fumogeni azzurri con il conseguente rischio incendi. E l’ordine dei medici, come se ci si trovasse di fronte a una guerra o a un’emergenza, ha parlato di "zone rosse" e "cordoni umanitari" per far passare nelle vie del centro le ambulanze, in caso di soccorsi. "Spero e credo che non sarà una festa pazza – conclude De Giovanni –. Proviamo a uscire anche da quest’ultimo stereotipo. Io non andrò allo stadio, ma vedrò la partita da casa e dal terrazzo, con vista sulla città, mi godrò la festa. Con un brindisi a mio padre che non c’è più". Sembra la scena perfetta per un prossimo film di Paolo Sorrentino.