Giovedì 18 Aprile 2024

Napoli, il giudice: "Tribunali in tilt, condannati liberi"

Caos nel capoluogo: "Serve personale nelle cancellerie e invece ci mandano barellieri"

Giuseppe De Carolis di Prossedi, presidente della Corte d'Appello

Giuseppe De Carolis di Prossedi, presidente della Corte d'Appello

Napoli, 9 maggio 2019 - Lo aveva detto in apertura dell'anno giudiziario: "La Corte d'Appello è l'imbuto del sistema giudiziario partenopeo". Non usò giri di parole il presidente della Corte d'Appello di Napoli, Giuseppe De Carolis di Prossedi. Un imbuto, quello del secondo grado di giudizio, nel quale si infilano comodamente ben dodicimila pregiudicati per i quali la sentenza di condanna non viene eseguita, dando così ragione al ministero dell'Interno, Matteo Salvini, che tuona contro un reggimento di colpevoli a spasso mentre dovrebbe stare dietro le quinte. Il casus belli per aprire il vaso di Pandora arrivò da Torino, quando un 33enne venne ucciso da un marocchino che doveva essere in carcere. La mancata notifica di migliaia di sentenze in tutta Italia è una emergenza nazionale: il ministero dell'Interno ha varato un piano di 800 assunzioni straordinarie per 25 milioni di euro spalmati in due anni. Presidente Giuseppe De Carolis di Prossedi, è davvero sconcertante che questo avvenga in una città come Napoli, fortino della camorra. "La carenza di organico, acuita dai continui e fisiologici pensionamenti, è cronica. Per contro la mole dei processi è sempre in aumento: in un anno nel settore civile ci sono stati 13.552 nuovi processi, nel penale 15.609".

Una situazione che Napoli non può permettersi.

"Guardi, due mesi dopo essere arrivato alla presidenza della Corte d’Appello a fine gennaio 2016, sollevai il problema perché mi resi conto che c’era un arretrato nell’esecuzione penale di 12mila sentenze. E feci una relazione sia al Csm sia al ministero della Giustizia".

Quale fu la risposta?

"Ci fu un riscontro relativo, ma la macchina dei concorsi è molto lenta".

Lei cosa fece?

"Adottai nuovi modelli organizzativi, con la creazione dell’ufficio esecuzione, che dessero priorità a questo problema. Meglio dare esecuzione alle sentenze che farne di nuove, altrimenti perdiamo solo tempo. Il problema resta enorme, ma passi in avanti ne abbiamo fatto grazie a una task force di volontari che lavora anche il sabato".

Resta sempre una montagna da scalare.

"Tenga conto che prima c’era un arretrato di 17mila sentenze penali già definite e non eseguite a cui si aggiungevano altre 3-4mila dell’anno in corso. Con la task force potremo smaltire tutto il pregresso in tre-quattro anni, oggi ne riusciamo a trattare 3-4mila all’anno. L’ultima rilevazione in mio possesso dice che abbiamo una percentuale di smaltimento del 138%, quindi in pochi anni andremo in pari. Certo se avessimo un po’ più di rinforzi, potremmo fare prima".

Non bastano i volontari?

"Non tutti sono disponibili a lavorare ogni sabato, e poi non ci sono soldi a sufficienza per pagare gli straordinari".

Quindi ha ragione il ministro Salvini a dire che in giro ci sono 12mila ceffi da galera?

"Sì, ha ragione, ci sono dei colpevoli in libertà. D’altra parte il ministro ha preso i dati dalla mia relazione, non se li è mica inventati".

Non mancano solo amministrativi, ma anche magistrati, una quindicina.

"I concorsi vanno deserti, come è successo anche a Torino. Lì l’hanno dovuto trasformare quella Corte in sede disagiata per dare un incentivo ai colleghi. Se continua così anche Napoli dovrà essere trattata come Torino, l’ultima volta su tre posti a concorso non è arrivata neppure una richiesta".

Intanto diversi cancellieri, che hanno fatto richiesta di venire a Napoli, vengono smistati altrove. Come è possibile?

"Le Corti d’Appello sono tarate su carichi di lavoro che erano quelli di 20-30 anni fa. Occorrerebbe adeguare le piante organiche ai mutamenti in corso, soprattutto per Napoli e Roma. L’arretrato di sentenze non eseguite si è creato nel tempo proprio per questo motivo, ma anche perché il personale amministrativo delle Corti d’Appello è ‘distratto’ da altre funzioni, penso alle elezioni o agli esami per avvocati. E alla fine per fronteggiare tutto ci hanno mandato anche degli ex barellieri".

Addirittura?

"Nelle more dei concorsi, che hanno tempi lunghi, il ministero della Giustizia ha adottato questa soluzione, destinando alle nostre cancellerie personale della Croce Rossa in mobilità. Il problema è che questo personale è arrivato in età avanzata e senza formazione, all’inizio è stato traumatico".