Muro di gomma di Teheran L’ambasciatore attacca Roma "Non accettiamo lezioni da voi"

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La Repubblica islamica dell’Iran ascolta la condanna dei Paesi occidentali per la repressione delle proteste, ma oppone un muro di gomma. Anzi, mostra di ritenere irricevibile qualunque biasimo e ingerenza. "L’Iran rispetta i valori umani, i diritti delle donne e condivide il diritto internazionale ma non accetta che altri Paesi vogliano imporre la loro cultura e il loro stile di vita a società diverse. La libertà è uno dei valori dell’Islam", ha detto a Roma l’ambasciatore iraniano Mohammad Reza Sabouri, che mercoledì ha presentato le sue lettere credenziali al Quirinale. Un incontro durante il quale Sergio Mattarella ha espresso indignazione personale per le violenze contro la popolazione. Un messaggio da recapitare a Teheran, da dove la guida suprema Ali Khamenei continua ad affibbiare all’Occidente, con gli Usa in testa e Israele compreso, la responsabilità delle proteste. "Il nemico aveva un piano completo per i recenti disordini in Iran. Perché hanno fallito? Perché i loro calcoli erano errati", ha scritto in un tweet.

Insomma, l’Iran conferma la sua linea senza cambiare una virgola, così come ha fatto in mattinata l’ambasciatore Sabouri. "Le proteste e le manifestazioni nel nostro Paese sono ammesse se pacifiche, riteniamo inaccettabili i disordini violenti. La pena capitale è prevista per i reati più gravi. In relazione alle persone che sono state giustiziate, hanno avuto un processo equo e con tutte le garanzie", ha detto Sabouri, sottolineando che i processi sono stati trasmessi in tv e se "tutte le emittenti iraniane non fossero state cancellate dal sistema satellitare sarebbe stato possibile vederli: ciò dimostra che non esiste una vera libertà di stampa in Occidente", ha osservato. Il diplomatico ha sostenuto che le persone uccise durante le manifestazioni "non sono più di 300, non 500 come hanno riferito alcune organizzazioni. Inoltre – ha specificato – gli agenti non sono armati". Quindi i manifestanti morti sono stati colpiti da armi che non sono in dotazione alle forze dell’ordine. Insomma a sparare è stato qualcuno altro e il procuratore generale iraniano sta indagando.

Che a fomentare le proteste ci siano presenze straniere, secondo l’ambasciatore, ci sono evidenze chiare, come nel caso della presenza a una manifestazione "di un diplomatico di un Paese europeo", di cui Sabouri non ha voluto rivelare la cittadinanza. Poi il capitolo donne. L’ambasciatore degli ayatollah ha ammesso che in Iran ci sono state denunce su presunte violenze sessuali alle manifestanti arrestate e ha fornito una sintetica versione dei fatti: "Quando si è diffusa la notizia di donne stuprate dopo essere state arrestate, il procuratore ha disposto indagini. Tuttavia le detenute si trovano in prigioni dove gli uomini non hanno accesso", ha liquidato la questione. Intanto la giornalista iraniana

Nasim Sultan Beygi è stata arrestata all’aeroporto di Teheran mentre cercava di lasciare il Paese. Beygi, ex attivista per i diritti degli studenti, è stata trasferita in una località sconosciuta e non ci sono informazioni sulle accuse..