Martedì 23 Aprile 2024

Mosca taglia ancora il gas, l’Europa trema

Da Gazprom solo il 65% della quantità richiesta da Eni. La Germania è la più preoccupata: "Gravi problemi se la stretta continuerà"

di Antonio Troise

C’è chi parla, più o meno esplicitamente, di "rappresaglia". Chi sottolinea la "coincidenza" con il viaggio a Kiev dei leader di Italia, Germania e Francia: Draghi, Scholz e Macron. Fatto sta che sono pochi a credere che il taglio delle forniture del gas fatto scattare dalla Russia sia il frutto di un caso. O, per essere più precisi, di quei problemi tecnici al gasdotto Nord Stream di cui hanno parlato i portavoce di Gazprom nei comunicati ufficiali. Anche perché mentre i rubinetti verso l’Europa venivano socchiusi, quelli verso la Cina, risultavano spalancati, con un incremento del 67% fra gennaio e maggio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Il risultato è che ieri, nei principali paesi europei le forniture sono state drasticamente ridotte. È vero che i tagli più consistenti sono stati riservati alla Germania, che si è vista ridurre le forniture in due giorni del 60%. Mentre in Italia, il ridimensionamento si è attestato sul 15%. Ma è anche vero che già nei giorni scorsi i rubinetti del gas che arriva dalla Russia erano stati parzialmente chiusi. Tanto che, giusto per restare in casa nostra, l’Eni ha fatto sapere che a fronte di una "richiesta giornaliera di circa il 44% rispetto a quella di mercoledì, un incremento dovuto al recupero delle quantità non ricevute e alle normali dinamiche del mercato, Gazprom ha comunicato che consegnerà solo il 65% delle forniture richieste".

In pratica, 32 milioni di metri cubi, lo stesso livello del giorno precedente. Molto più pesante la situazione in Germania. "Se il taglio delle forniture dovesse continuare anche nelle prossime settimane – fa pare il presidente dell’Agenzia federale delle reti tedesca, Klaus Muller – avremmo seri problemi". Del resto, per Berlino, il vero obiettivo del ridimensionamento è quello di far aumentare i prezzi. Missione, in un certo senso, riuscita. Una settimana fa, al Ttf, l’indice di riferimento europeo alla Borsa di Amsterdam, il gas viaggiava attorno agli 80 euro al metro cubo. Ieri per la stessa quantità occorreva sborsare 140 euro. A tutto vantaggio dei forzieri di Mosca. Gazprom si difende e scarica tutto sui problemi nelle riparazioni delle turbine del Nord Stream per la mancanza di importanti componenti del gasdotto dovuti alle sanzioni contro la Russia.

Fatto sta che, accanto ai combattimenti sul fronte ucraino e alle città bombardate, c’è una guerra parallela che si combatte sui mercati dell’energia. Con i Paesi europei che stanno cercando in tutti i modi di trovare fonti alternative. Qualche risultato, per la verità, c’è già stato, soprattutto grazie al gas algerino: nei primi cinque mesi del 2022 la quota delle importazioni italiane dalla Russia è scesa sotto il 24% del totale e del 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ma la strada per arrivare all’indipendenza è ancora molto lunga.