Lunedì 22 Aprile 2024

Mosca sfida Berlino: via centinaia di tedeschi

ROMA

Non sono più i tempi dell’Ostpoltik di Willy Brandt o quelli di Angela Merkel, con con Putin parlava in russo e fortemente volle il gasdotto Nord Stream. I rapporti tra Russia e Germania sono al minimo storico da decenni: dopo le ripetute espulsioni di diplomatici dei due Paesi con accuse incrociate di spionaggio, Mosca ha deciso una massiccia ondata di espulsioni dalla Russia di personale che si occupa di attività culturali. Nel governo tedesco l’irritazione è massima. Il ministero degli Esteri ha definito la decisione della Federazione russa "incomprensibile" e "ingiustificabile".

Ma la stretta è ormai un fatto. Le autorità russe hanno infatti drasticamente ridotto, a partire da giugno, il numero di persone che la Germania può inviare o impiegare in Russia presso la sua ambasciata o nelle istituzioni nei campi della cultura e dell’istruzione. Sono interessate diverse centinaia di persone: non solo funzionari di ambasciata, ma soprattutto dipendenti del Goethe, l’istituto di lingua e cultura tedesca, della scuola tedesca, degli asili, o anche insegnanti che lavorano nelle scuole russe. Non solo: sono interessati sia i tedeschi che i dipendenti russi locali. I primi dovranno lasciare il Paese entro il 1 giugno. Gli altri non dovranno farlo, ma perderanno invece il lavoro.

A far perdere la pazienza al Cremlino sono sia i recenti stanziamenti militari promessi all’Ucraina dal cancelliere Scholz – 3.2 miliardi di euro che si aggiungono ad altri 2.7 miliardi stanziati dall’inizio della guerra – sia la mancanza di progressi dell’inchiesta sul sabotaggio al Nord Stream, sia anche il fatto che l’addestramento dei militari ucraini sui tank americani Abrams si sta svolgendo proprio in Germania. E Mosca ha reagito.

a. farr.