Mosca provoca: via i soldati Nato Gli Stati baltici inviano armi a Kiev

Il russo Lavrov: "Fuori l’Alleanza da Romania e Bulgaria". L’Olanda: "Sosterremo l’esercito dell’Ucraina"

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I negoziati continuano, la tensione cresce, l’impasse regna. L’incontro tra il segretario di Stato Usa Antony Blinken e il suo omologo russo Sergei Lavrov a Ginevra ("franco e sostanziale") c’è stato – non era scontato – ma ha certificato nuovamente la distanza tra le parti. Mosca si è presentata chiedendo il ritiro degli effettivi Nato da Bulgaria e Romania, come già esplicitato nelle bozze di trattato pubblicate a dicembre. Proposte respinte con sdegno dai due stessi Paesi dell’alleanza, oltre che dalla stessa Nato. Lavrov ha preteso nuovamente "risposte scritte" e Blinken le ha promesse per la prossima settimana. Ma ha anche intimato al Cremlino di "fornire prove" che non sta preparando l’invasione dell’Ucraina. Mentre la Russia ha replicato minacciando "serie conseguenze" se le sue richieste saranno ignorate.

Il dialogo dunque continua. Blinken ha suggerito l’ipotesi di un nuovo summit Putin-Biden "se può essere la soluzione" per risolvere la crisi. Il Cremlino ha preso nota. Ma poi sul campo la situazione vira e prende tinte fosche. L’Olanda ha dichiarato di aver ricevuto una richiesta di armi "difensive" dall’Ucraina e di essere "disponibile", dato che c’è una maggioranza parlamentare a favore. È l’ultima tessera del mosaico, dopo lo slancio in avanti di Londra, che ha consegnato sistemi anticarro, e l’ok degli Stati Uniti ai Paesi baltici di fornire a Kiev armamenti made in Usa (missili anticarro e antiaerei). Inutile dire che Mosca giudica "negativamente" tali sviluppi. Washington sta inoltre valutando se evacuare i membri delle famiglie del personale diplomatico in Ucraina, tanto per dire l’aria che tira (una misura che sembra al momento "non allo studio" da parte dell’Unione Europea). I segnali insomma non sono positivi e la confusione, al di là dei proclami, è tanta.

Il boccino ce l’ha in mano il Cremlino e ogni decisione finale spetta a Vladimir Putin. Nessuno sa, ora come ora, cosa deciderà di fare lo zar. Probabilmente non lo sa nemmeno lui. Ecco perché questa presa di posizione ai limiti del notarile, con l’accento sulle "risposte scritte", a ben vedere sa molto di escamotage per prendere tempo. La diplomazia dunque è freneticamente al lavoro – gli alleati si sentono o si vedono di continuo – e il mantra resta quello "dell’unità". Blinken lunedì prenderà parte (virtualmente) al consiglio affari esteri Ue per relazionare i partner europei e fonti Ue assicurano che "non ci sono divisioni, pur con sensibilità diverse tra i Paesi membri rispetto ai rapporti con la Russia, sui principi di base rispetto alle richieste avanzate da Mosca", classificate come "la principale minaccia all’architettura della sicurezza europea dalla fine della guerra fredda". Detto questo, un set di sanzioni pronte a scattare non c’è ancora, benché le fonti assicurano che, se necessario, i 27 saranno capaci di agire "in fretta". Il rischio è che, sotto la pressione silente del Cremlino, il fronte europeo si spacchi.