Mercoledì 24 Aprile 2024

Mosca mette in crisi la Ue sul gas Alcuni Paesi pronti a pagare in rubli

La Commissione: il sistema del doppio conto (uno in euro, l’altro in moneta russa) viola le sanzioni

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di Alessandro Farruggia

L’Europa è in crisi sul gas russo e cerca una via d’uscita al decreto Putin che impone di pagare il gas in rubli. Il sistema del doppio conto – uno in euro e uno in rubli, entrambi presso Gazprombank – chiesto dai russi, viene bollato da Bruxelles come una violazione delle sanzioni, ma è tutto da vedere se lo sia anche un pagamento diretto su un conto in rubli. Non è chiaro, e infatti alcune aziende energetiche, Eni compresa, stanno valutando la possibilità: secondo Bloomberg una decina di loro – tra le quali la tedesca Uniper e l’austriaca Omv – hanno già aperto presso Gazprombank anche un contro in rubli (il che non è vietato), sul quale versare direttamente. Di sicuro l’Ungheria di Orban si è già smarcata e ha detto che accetta il sistema di pagamento chiesto dai russi (e forse ha già pagato una rata). Secondo i russi altre 3 società europee avrebbero pagato con lo stesso sistema.

Su questo la Commissione, presa in contropiede, è intenzionata a presentare un aggiornamento delle linee guida prima della riunione di lunedì dei ministri dell’Energia. "Pagare in rubli non è quello che chiedono i russi – ha detto ieri il portavoce della Commissione, Eric Mamer – se una società paga Gazprom direttamente in rubli, Gazprom può dire che non rispetta il decreto russo. Il decreto non dice che si deve pagare in rubli, se lo dicesse la nostra analisi sarebbe diversa". E già questa è una mezza apertura.

"La presidente Von der Leyen – ha detto Mamer - è stata estremamente chiara: se un contratto prevede che i pagamenti siano in dollari o euro, l’obbligo delle imprese è rispettato dopo il loro pagamento in dollari o euro". L’eventuale conversione in rubli, è il concetto che alcuni vedono come un’escamotage, non è di competenza occidentale. Se i russi ci stanno, problema risolto. Ma non è quello che dice il decreto Putin, che impone alle società acquirenti di aprire presso Gazprombankun conto il valuta estera e un secondo conto in rubli. La società acquirente paga in euro e dollari e a quel punto Gazprombank dovrà convertire la somma i rubli, depositando la somma sul secondo conto. Ai sensi del decreto Putin, il pagamento viene considerato completato solo quando Gazprom avrà incassato dal secondo conto.

Per la Commissione questo meccanismo oltre a violare i contratti aggira chiaramente le sanzioni europee perché le somme in euro o dollari depositate sul primo conto restano a disposizione di Gazprombank e della banca centrale russa e questo potrebbe configurarsi come un prestito alla banca centrale russa e un rafforzamento delle sue riserve, in violazione delle sanzioni. Accetteranno Cremlino e Bruxelles un accomodamento – pagamento diretto in rubli – che salvi le vendite di gas russo e la forma delle sanzioni occidentali? E’ quello che sapremo a giorni.