Mosca avverte gli Usa: rottura vicina La Ue ha paura e crea il suo esercito

Via libera alla forza di intervento rapido da 5mila uomini. Ma su ulteriori sanzioni per ora non c’è intesa

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di Giovanni Rossi

Brividi da guerra fredda. La Russia spalanca le finestre del passato e avvisa gli Stati Uniti che "le relazioni" tra i due paesi sono "sull’orlo della rottura". L’avvitamento dei rapporti dal giorno dell’invasione ucraina raggela il confronto tra Mosca e Washington. Il ministero degli Esteri russo convoca l’ambasciatore americano a Mosca John Sullivan e gli consegna una nota ufficiale di protesta per le dichiarazioni del presidente Joe Biden su Vladimir Putin, definito "dittatore omicida", "criminale di guerra", "delinquente puro". Dichiarazioni "indegne di uno statista di così alto rango" che costituiscono una minaccia "alle relazioni russo-americane": le "ostilità" statunitensi saranno "risolutamente e fermamente respinte", è la rabbiosa promessa del Cremlino nel giorno in cui il Consiglio Ue approva formalmente la Bussola strategica. Lo strumento europeo per aumentare la capacità difensiva dell’Unione prevede anche l’istituzione di una forza di schieramento rapido fino a 5 mila soldati per diversi tipi di crisi. "Un messaggio forte e inequivocabile", rimarca il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

L’offensiva diplomatica e militare del Cremlino ricalibra l’allarme euroatlantico. E in preparazione del vertice Nato di giovedì e della partecipazione di Biden al Consiglio europeo del 24-25 marzo, una lunga videochiamata fissa il punto della situazione. Oltre a Biden partecipano il presidente del Consiglio Mario Draghi, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il premier britannico Boris Johnson. I cinque leader riaffermano "l’importanza dell’unità di intenti e di azione dimostrata di fronte alla guerra in Ucraina e alle sue ripercussioni", rinnovando il proprio impegno "a coordinare gli sforzi per aiutare la popolazione ucraina in fuga dal conflitto o bloccata in patria". Johnson, che sente quotidianamente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, vorrebbe unire solidarietà politica e ribalta personale con una sconsigliata visita lampo a Kiev (Biden invece prenderà le distanze dall’ipotesi di andare a Kiev). Il tutto mentre va avanti in parallelo anche la guerra della propaganda. È giallo sulla notizia dei quasi 10 mila soldati russi che hanno perso la vita: Komsomolskaya Pravda, il giornale russo filo-Cremlino che aveva pubblicato i dati, per poi cancellarli poco dopo, ha denunciato un attacco hacker.

Il nuovo pacchetto di sanzioni arriverà al vertice dei capi di Stato e di governo di giovedì senza embargo sul petrolio russo. Il Consiglio Esteri non è riuscito a trovare un accordo, tra i falchi che vogliono colpire di più e i paesi più dipendenti dai combustibili russi. Il Cremlino mette in guardia i votanti: "Una simile decisione peggiorerà l’equilibrio energetico dell’Europa e colpirà tutti". E alla vigilia dello sbarco europeo di Biden tra Bruxelles e Varsavia, la traiettoria delle asprezze diplomatiche moltiplica gli attacchi mirati. Bersaglio numero uno la Polonia, "il nostro paese europeo preferito", provoca l’ex presidente ed ex premier russo Dmitry Medvedev, attuale vice Putin nel Consiglio di sicurezza russo. "Le sanzioni – alza il tiro il fedelissimo dello zar – hanno già danneggiato l’economia della Polonia. E ora le cose peggioreranno. Per le élite polacche vassalle è più importante il giuramento al loro signore, gli Usa, che sostenere i propri cittadini, ma prima o poi i polacchi capiranno che l’odio per la Russia non aiuta".

In questo clima di revanscismo e di contrapposizione assoluta, il macello quotidiano sugli infiniti campi di battaglia prolunga l’estenuante braccio di ferro. "L’Ucraina non potrà mai accettare un ultimatum della Russia. Dovremo essere tutti morti, solo così potremo rispettare l’ultimatum per Kharkiv, Mariupol o Kiev", dichiara Zelensky. Ma poi in un’intervista a televisioni internazionali già si proietta sul futuro: "I compromessi nei negoziati saranno decisi con un referendum in Ucraina: potranno essere poste ai voti le garanzie di sicurezza e lo status dei territori temporaneamente occupati delle regioni di Donetsk e Luhansk e della Repubblica autonoma di Crimea". Un chiaro segnale.