Morto trovato in un sacco nel Po: «Ucciso dal nipote per l’eredità»

Mantova, il fermato ha 19 anni. Liti continue per il lascito della villetta di Bruna Bianchi e Giulio Cisamolo

Carabinieri

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Magnacavallo, 10 dicembre 2014 - Una brutta storia di convivenza fatta di liti continue, di pochi soldi e di una bella casa lasciata dal padre ai due figli, Patrizia e Fausto, nella quale vivevano anche una ragazza di 21 anni, uno di 15 e un altro di 19, tutti figli di Patrizia. L’ultimo litigio per l’eredità della villetta, mercoledì scorso, è finito con una botta in testa mortale, assestatagli mentre era di spalle: è morto così Fausto Bottura, 49 anni, operaio senza lavoro da due anni. Il suo corpo, avvolto in due sacchi neri dell’immondizia, è stato trovato il giorno dell’Immacolata sulle rive del Po, a una trentina di chilometri di distanza da Magnacavallo, incagliato nella griglia del vecchio idrometro di Bardelle di San Benedetto Po.

Lunedì mattina era stato l’addetto alla pulizia dell’idrometro a scorgere un braccio che spuntava dal sacco: l’abbassamento del Po, dopo la piena dei giorni scorsi, ha fatto saltare il piano dell’assassino di sbarazzarsi del cadavere. La denuncia di uno scomparso in zona, appunto risalente al 3 dicembre, ha fatto risolvere il giallo in poco più di un giorno. La sorella Patrizia, che ha riconosciuto in quel corpo con un vasto ematoma sul capo e vestito di tutto punto, il fratello Fausto, ha spiegato che l’ex operaio soffriva molto per la difficoltà a trovare un lavoro. Ma per gli inquirenti la matassa da sbrogliare era da cercare proprio in quella casa da dove l’uomo era scomparso. Tutti i figli della donna sono stati convocati e il secondogenito, il 19enne Massimo Bottura (non studia, non lavora e descritto come soggetto all’ira) ha fatto ammissioni sufficienti per fare scattare il fermo.

Da solo avrebbe ucciso lo zio nel garage (ma potrebbe avere commesso il delitto anche in casa, entrambi sono sotto sequestro), forse con un bastone o una sbarra di ferro (il giovane ha detto di aver lasciato l’arma del delitto nello stesso garage, ma non è stata ancora ritrovata). La lite è degenerata stavolta a seguito della decisione dei due fratelli di vendere la casa paterna e di non trovarsi affatto in sereno accordo tanto da farsi assistere da un avvocato. Il ragazzo avrebbe colpito a morte lo zio, poi la decisione di trasportarlo fino all’argine del fiume e di lasciarlo in balia della corrente, infilato dentro due sacchi neri.