
Aveva 78 anni, il decesso 15 giorni fa a Milano ma è stato reso noto ieri. Con Curcio e Cagol diede vita alle Br poi la dissociazione nel 1982 .
Alberto Franceschini, uno dei fondatori delle Brigate Rosse con Mara Carol e Renato Curcio, è morto l’11 aprile scorso a Milano. La notizia è stata data ieri a 15 giorni dal decesso e a funerali avvenuti. Franceschini (foto) aveva 78 anni ed era stato condannato con sentenza definitiva, tra l’altro, per il sequestro del giudice genovese Mario Sossi e per l’omicidio di due esponenti del Msi avvenuta a Padova nel 1974. In tutto viene condannato a oltre sessant’anni di carcere con le accuse di duplice omicidio, costituzione di banda armata, costituzione di associazione sovversiva, sequestro di persona, oltraggio a pubblico ufficiale e rivolta carceraria, ma la sua pena verrà poi ridotta.
Nato a Reggio Emilia, figlio di una famiglia di forti radici comuniste, di sé raccontava: "Agli inizi degli anni ‘60, quando avevo quindici anni e i luoghi di socializzazione più importanti dalle mie parti erano le osterie dove si incontravano i vecchi partigiani, che poi avevano soltanto quarant’anni, e loro già si vivevano come dei finiti che ti raccontavano della Resistenza tradita… ". Sosteneva che il suo percorso nelle Br era un seguito della lotta partigiana. Fu arrestato insieme a Curcio l’8 settembre del 1974 grazie alla collaborazione di Silvano Girotto, conosciuto come ‘Frate Mitrà. In cella Franceschini sarà per anni uno dei brigatisti più attivi nelle carceri speciali.
Nel 1982, dopo aver in precedenza rivendicato dal carcere anche il delitto Moro, si dissociò dalla lotta armata avendo ancora a carico reati di omicidio. Pur non rinnegando la sua militanza, negli anni seguenti prenderà completamente le distanze dalla violenza politica. Nel 1987 gli furono concessi gli arresti domiciliari e la possibilità di vedere persone come il vecchio amico di gioventù Pierangelo Bertoli. Lascerà il carcere definitivamente nel 1992, a pena estinta, dopo 18 anni di reclusione, e da allora ha lavorato a Roma presso l’Arci, come dirigente di una cooperativa sociale che si occupava di lavoro e aiuto agli immigrati, disoccupati, minori a rischio, detenuti e tossicodipendenti. L’ultimo episodio pubblico che lo ha visto protagonista è stato nel febbraio del 2024, quando fu identificato a Milano durante la commemorazione di Alexei Navalny il dissidente russo acerrimo nemico di Putin morto in carcere in Siberia per cause sconosciute. Con Giovanni Fasanella ha contribuito a scrivere un libro "Che cosa sono le Br" per chiarire la sua storia e individuare la rete del terrorismo rosso, a partire dagli inizi, dai legami con la Resistenza, il Pci, e i personaggi di spicco legati al mondo cattolico fino alla rete clandestina parallela, accertata in documenti e testimonianze.