Ancona, morti in discoteca a Corinaldo. Le chiamate disperate al 118

"Vi prego, aiutateci". Matteo, bagnino: "Nella calca ho cercato di rianimare chi mi era vicino"

Corinaldo, sei morti al concerto di Sfera Ebbasta: i soccorsi (Foto Antic)

Corinaldo, sei morti al concerto di Sfera Ebbasta: i soccorsi (Foto Antic)

Corinaldo (Ancona), 10 dicembre 2018 - La tragedia della discoteca di Corinaldo (foto e video) raccontata dalle telefonate disperate dei ragazzi nel locale per chiedere i soccorsi, al 118. Un allarme in due tempi: prima l’effetto dello spray al peperoncino, poi i corpi ammassati e schiacciati appena fuori l’uscita posteriore, i morti e i feriti: «Mandate un’ambulanza, qualcuno ha spruzzato un gas urticante, non riusciamo a respirare». Il tenore delle primissime chiamate giunte alla centrale operativa di Ancona, che ha coordinato l’intervento di soccorso, era legato ai problemi respiratori palesati da un numero sempre crescente di clienti della discoteca. A conferma, se ce ne fosse bisogno, di come il fuggi fuggi sia stato innescato proprio dal gas al peperoncino

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Gli occhi che bruciano, la gola stimolata e una forte sensazione di soffocamento hanno spinto una larga parte dei ragazzi presenti nella sala da ballo a correre verso l’unica uscita disponibile, con la conseguenza di creare un tappo inesorabile e innescare la strage: «Correte, ci sono ragazzi a terra, schiacciati. Fate in fretta, non mi rispondono, hanno perso i sensi». La voce dei ragazzi è rotta dall’ansia, il contenuto delle chiamate ha cambiato registro. Ora non è più questione di bruciore agli occhi o di una sensazione di soffocamento. Ora si sta materializzando la dimensione di una tragedia immane: «Vi prego, fate qualcosa, la mia amica non mi risponde», grida la voce di una ragazza giovanissima. 

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È un continuo. Le telefonate non si fermano. Tutti chiedono che si faccia qualcosa al più presto, chiedono ambulanze a Corinaldo. Sin dalla prima risposta, il personale in servizio ha già provveduto a spedire tutte le ambulanze. Poco dopo l’una di notte, una ventina di minuti dopo la tragedia, sono i sanitari e alcuni volontari a definire la dimensione reale di quanto sta accadendo: è iniziata la conta delle vittime. In breve tempo il bilancio arriva a sei. 

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Uno dei particolari più agghiaccianti delle testimonianze è l’immagine dei corpi ammassati uno sopra l’altro, l’impossibilità di muoversi, di districarsi e di essere d’aiuto a chi sta soffocando: «Mi sono caduti sopra, sono rimasto bloccato – racconta Dennis Fantucci di Montemarciano, appena visitato dal pronto soccorso per un trauma al piede destro – Sono riuscito a spingermi fuori, ma solo in parte, la gamba destra mi è rimasta incastrata, non riuscivo a muoverla. Avevo la faccia contro il terzo gradino della scalinata, appena fuori dalla porta di sicurezza. Per fortuna qualcuno mi ha aiutato a uscire e a mettermi in salvo».   

Asia Nasoni
Asia Nasoni
Molti tra i giovani mostrano di avere la testa sulle spalle. Come Matteo, di una cittadina della Vallesina, con un’esperienza di bagnino: «Non sono rimasto coinvolto nella caduta generale, ma quando mi hanno detto quanto stava succedendo sono accorso. Era un inferno, ho estratto tre persone da quella muraglia umana, gente che urlava e piangeva. Ho iniziato a fare le manovre rianimatorie manuali, anche la respirazione bocca a bocca. In mezzo c’erano ragazzi che non respiravano, avevano i volti sporchi, coperti di polvere, di liquidi, anche di sangue».