Morta Samantha, era in coma da 15 mesi I medici hanno staccato i macchinari

Un calvario di 15 mesi, immobile su un letto, poi la fine della sofferenza, l’interruzione dei trattamenti medici, e Samantha D’Incà se n’è andata. Come avevano chiesto i genitori. Come avrebbe voluto lei stessa, aveva assicurato papà Giorgio. La 30enne bellunese in stato vegetativo da quasi 15 mesi è morta sabato mattina, attorniata dai suoi cari, in una Rsa privata alle porte di Belluno. Anche l’ultimo consulto che la famiglia aveva chiesto in una clinica di Vipiteno (Bolzano) aveva escluso che per Samy ci fosse la minima speranza di riportare l’orologio indietro, al 4 dicembre 2020, quando entrò in coma dopo un’infezione post-operatoria, per un intervento al femore. La svolta nella vicenda – così simile a quella di Eluana Englaro – c’era stata lo scorso 10 novembre, quando, dopo una lunga battaglia umana e legale, Giorgio D’Incà era divenuto per decisione del Tribunale di Belluno l’amministratore di sostegno della figlia. Nomina che, quando le cose fossero precipitate, gli permetteva di autorizzare il trattamento di ‘fine vita’, interrompendo, in accordo con i clinici, i farmaci e le terapie.