Moro e l’accordo con il Pci. Usa e Urss non volevano. Disposti a tutto per farlo fallire

L’articolo inedito del presidente della Dc e le conferme di Occhetto al nostro giornale. Lo statista cattolico fu ucciso dalle Br. Anni prima Berlinguer scampò a un attentato in Bulgaria

Enrico Berlinguer stringe la mano ad Aldo Moro, 1977 (Ansa)

Enrico Berlinguer stringe la mano ad Aldo Moro, 1977 (Ansa)

Ogni nuova fede comincia con un’eresia, sentenziò Raymond Aron. Nulla di più vero. Il primo a esserne convinto era Mikail Suslov, il grande ideologo del comunismo. La pensava esattamente come il grande filosofo dell’anticomunismo. E si comportò di conseguenza: sia sulla Cecoslovacchia, sia sull’Italia, sia sulla Polonia. L’eretico per il marxismo-leninismo era più destabilizzante e pericoloso del nemico di classe, dei cosiddetti anticomunisti viscerali (come lo era chi scrive). Introduceva aspirazioni liberalizzatrici nel monolitismo totalitario.

Aiuto "fraterno"

In Cecoslovacchia l’aiuto “fraterno“ di Breznev e Suslov portò alla liquidazione dell’eretico Dubcek. In Italia alla liquidazione dell’eretico eurocomunista Berlinguer. In Polonia alla liquidazione dell’eretico Kania e all’autorepressione del generale Jaruzelski. Se fosse stato per lui, Mikail Gorbaciov sarebbe stato neutralizzato prima che con le sue eretiche perestroika e glasnost minasse alla base il comunismo sovietico e lo conducesse al suicidio. Per sua fortuna morì prima di vedere ammainata al Cremlino la bandiera con la falce e martello.

Nessuna dietrologia

Giovedì il nostro giornale ha pubblicato un articolo inedito in cui Aldo Moro accusava gli Stati Uniti in primis, ma anche l’Unione Sovietica, di ostacolare il compromesso storico. E ieri, sempre in una nostra intervista, Achille Occhetto, ex leader del Partito comunista, ha affermato che né gli americani né i sovietici volevano che il compromesso storico di Aldo Moro ed Enrico Berlinguer diventasse una formula di governo. Ha ragione, senza peraltro incorrere nell’accusa di dietrologia complottistica. Ma ci sono delle differenze alle quali Occhetto accenna. Accenniamone noi invece, perché ormai vanno considerate storia recente.

Il falco Brzezinski

Partiamo dagli Stati Uniti. In quel 1978 (Moro fu rapito il 16 marzo) presidente era Jimmy Carter, ancora convinto della bontà strategica della distensione con l’Urss. Avrebbe cambiato idea solo nel 1979 dopo l’invasione sovietica in Afghanistan. Ma lo “zar“ della sicurezza nazionale alla Casa Bianca era Zbigniew Brzezinski. Appunto un anticomunista viscerale. Non a caso. Era di origine polacca e dunque sapeva che cosa fosse il comunismo. Brzezinski era assolutamente contrario all’ingresso di un partito comunista nel governo di un membro della Nato. Di qui le pressioni diplomatiche e quelle che Occhetto definisce interferenze.

Lo stesso accadeva da qualche anno sul fronte opposto, in Unione sovietica. Suslov, segretario del Pcus, e a Andropov, che allora guidava il Kgb, si fecero la convinzione di avere mano libera nell’eliminazione anche fisica dell’eretico Berlinguer. In un primo tempo il Kgb cercò di farlo fuori durante una visita in Bulgaria, nel 1973.

Scampato pericolo

Lo scampato pericolo portò il segretario del Pci a dirsi più "sicuro" sotto l’ombrello Nato. E forse, per converso, convinse i falchi del Cremlino a incoraggiare con i fatti più che con le parole le Brigate Rosse. A Roma si era già formato l’esecutivo di “compromesso“ voluto da Moro, guidato da Andreotti e appoggiato dal Pci. Formalmente sarebbe nato quattro giorni dopo il rapimento del presidente della Dc. Ebbe vita brevissima. Finì dopo un anno. La formula che allarmava Washington e ancora di più Mosca era sepolta. E con essa ogni forma di collaborazione fra democristiani e comunisti. Contagio scongiurato agli altri partiti comunisti dell’Europa occidentale e ancor peggio ai satelliti del blocco sovietico.

Il dubbio

Gli autori del sequestro vennero identificati e condannati. Ci furono anche dei mandanti occulti? Nessuno lo sa e nulla è stato dimostrato. Pare che Suslov e Andropov si fossero rivolti ai servizi segreti cecoslovacchi. È una congettura che fa il paio con i presunti mandanti del tentato assassinio del polacco Papa Wojtyla: i servizi segreti bulgari che il sicario apparentemente erano andati a pescarlo fra i “lupi grigi“ della Turchia.

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