Morire di stage La rabbia della preside "Gli studenti in fabbrica? Non vanno per lavorare"

Il dolore di Anna Maria Zago, dirigente scolastica dello studente modello "Sognava di fare l’ingegnere, l’inchiesta spieghi cosa è successo". Gli stagisti da domani torneranno in classe: "Prima dobbiamo capire"

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di Alessandro Belardetti

"Non è possibile morire a 18 anni e non si deve mai morire per lavoro". Anna Maria Zago, dirigente dell’Istituto tecnico ’Leonardo da Vinci’ dove era iscritto Giuliano de Seta (classe 2004) – ucciso da una lastra di ferro nella fabbrica Bc Service di Noventa di Piave, nel Veneziano, dove stava svolgendo lo stage per l’alternanza scuola-lavoro –, non trattiene la commozione e la rabbia. "Esiste un patto tra la scuola e i soggetti coinvolti: gli studenti che partecipano agli stage entrano in ditta per imparare, non devono lavorare. Devono osservare, affiancati da un tutor, ma non possono essere impiegati come manodopera". Appena ha saputo che uno dei suoi studenti era rimasto travolto in modo letale, la dirigente è corsa in azienda sperando di avere risposte.

Dottoressa Zago, lei conosceva personalmente Giuliano?

"Sì. Spesso si dice che i ragazzi che vengono convocati più spesso dalla dirigente siano i più discoli... (sorride, amaramente, ndr). Lui andava molto bene a scuola: era bravo in tutte le materie con la passione per quelle tecniche del suo indirizzo. Era solare, allegro e sportivo".

Che sogni aveva?

"Voleva iscriversi a Ingegneria al Politecnico di Milano".

Quando ha saputo cosa era successo?

"Ieri sera tardi (venerdì, ndr): è stato uno choc. Una tragedia immane. Assieme ai miei collaboratori abbiamo deciso di sospendere l’attività degli stage, facendo rientrare lunedì a scuola i ragazzi di quinta".

In 9 mesi in Italia sono morti tre studenti durante l’alternanza scuola-lavoro.

"Non penso sia un’esperienza da demonizzare: il Pcto è un momento importante di crescita per i ragazzi, ma non possono essere mai lasciati da soli nell’azienda. La questione da affrontare è la sicurezza nell’ambiente lavorativo, non l’alternanza scuola-lavoro. Si tratta di un modo per comprendere la realtà aziendale, confrontando ciò che studiano con la produttività".

Ha parlato con la famiglia?

"Appena sono stata avvisata della tragedia, sono corsa in azienda. Ma cosa posso dire ai genitori di Giuliano? Abbiamo espresso il nostro enorme dolore. Un genitore nasce per essere seppellito dai propri figli e non seppellirli. Si immagina lei, un ragazzo esce di casa alla mattina per andare allo stage, un’esperienza di crescita, ma alla sera non torna più perché è stato vittima di un incidente sul lavoro. Siamo senza parole, noi abbiamo una tradizione di stage dagli anni Novanta: mai un problema".

Si è fatta un’idea di cosa è successo in azienda?

"Io non so cosa sia accaduto là dentro, lo scopro attraverso i giornali. Non so se quando è stato travolto dalla lastra era solo, i ragazzi devo avere sempre un tutor. Gli studenti non hanno un contratto di lavoro né di apprendistato. Spero l’inchiesta faccia luce".

Come si tornerà a scuola ora?

"Abbiamo accolto oggi (ieri, ndr) i ’piccoli’ di prima e seconda, nell’Aula Magna, condividendo un momento di silenzio, riflessione e ricordo. Poi i ragazzi di terza e quarta ci hanno fatto domande: ’Cosa è successo?’, ’Se in azienda ci propongono di fare cose pericolose, cosa dobbiamo fare?’. Lunedì (domani, ndr) ci sarà un incontro con lo psicologo e le quinte. Mi sono commossa quando alcuni ex studenti sono venuti ad abbracciarmi".